Categorie: trento bolzano

Il Mart visto da chi c’è già

di - 17 Dicembre 2002

**intervista raccolta ad inizio dicembre per exibart on paper**


Da metà dicembre il Trentino Alto Adige potrà vantare un nuovo ulteriore spazio espositivo per l’arte moderna e contemporanea. Cosa potrà significare il nuovo Mart di Rovereto per la regione?
Per la regione significa molto: è un grande investimento e un grande atto di fiducia nell’arte e nella cultura.

Hai già visitato la struttura di Botta? Come l’hai trovata in termini di estetica e funzionalità?
L’ho vista in costruzione e mi è sembrato più un Centro Congressi che un museo. Ma finito sarà un’altra cosa, con la gente e le opere d’arte. L’importante sarà anche che funzioni davvero. Per questo bisognerà attenderà un certo periodo di rodaggio.

La struttura che dirigi si trova in una città relativamente piccola rispetto ai grandi poli dell’arte. Il nuovo Mart nasce in un centro altrettanto piccolo. Il museo che ha inaugurato 14 dicembre potrà essere penalizzato dalla sua ubicazione a Rovereto o ne trarrà, invece, vantaggio?
Il problema vero è per quale motivo la gente (tanta gente) verrà a Rovereto. Merano è comunque una città turistica, Rovereto invece può costruirsi una sua immagine internazionale attorno al MART (oltre che al nome di Depero, naturalmente). La debolezza apparente della città piccola bisogna trasformarla in un vantaggio.

Su quali ambiti si potranno ragionare collaborazioni, partnership e sinergie tra il centro d’arte che dirigi e il Mart? La didattica, l’editoria, l’organizzazione di convegni e conferenze?
Siamo qui per collaborare. Mi piacerebbe creare un network di offerta culturale regionale legata all’arte contemporanea e del novecento. Possiamo scambiare di tutto, bisognerà capire soltanto se il MART sarà alla fine “fuori scala” anche per noi.

In cosa, invece, si differenzia e si deve differenziare la tua istituzione rispetto al Mart?
Beh, a Merano è importante il dialogo tra l’area culturale italiana e quella tedesca. Attorno a questa realtà stiamo costruendo una proposta che vuole essere originale e non omologata all’international style in stile sabaudo. Io cerco cose che gli altri non hanno fatto per mancanza di idee o di coraggio. Non metterò mai la galleria da me diretta al servizio della solita Transavanguardia o dei soliti sempre giovani omologati al circuito internazionale. Solo differenziandosi si acquista attenzione e rispetto. Il MART dovrà fare proposte in contemporanea, offrire un programma espositivo estremamente articolato.

Per concludere un consiglio al Mart. Quali gli errori assolutamente da evitare per questa nuova struttura museale?
Gli errori possibili una direttrice esperta come la Belli li conosce bene. Non ho consigli da dare, solo un “in bocca al lupo” perché il successo del MART diventerà il successo di tutti quelli che lavorano nell’arte moderna e contemporanea senza vendere Van Gogh come un tappeto persiano.

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a cura di massimiliano tonelli

[exibart]

Visualizza commenti

  • Valerio Deho, madonnina santa... è ancora giovane (credo), ma ha la freschezza intellettuale di mia nonna in carriola. Banalità, ovvietà, blablablà.

  • no, Deho è quello li. L'intervista è a Deho, chi ci dobbiam mettere, Celant? Bonito Oliva?

  • Credo che il critico Valerio Deho abbia le carte in regola, e idee chiare sull'arte per un programma culturale con una visione di pensiero personale non omologata al sistema di potere di critici e galleristi. In attesa di buoni risultati,auguri.

  • x Indio...stamattina sono proprio addormentata...ma si usa ancora dire "mia nonna in cariola"? ah ah ah che bello!

  • Ciao Indio, speravo scrivessi. Non ce l'ho con te, anche perchè non ti conosco. Solo che...è un'espressione di sfuggita..tendente al "pessimismo" come postura...Ciao..

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