Abbiamo aspettato la conclusione per fare un bilancio. Le performance si sono susseguite da novembre dello scorso anno fino agli ultimi giorni di febbraio, ma non sempre è stato facile seguire le azioni, visto che alcuni artisti hanno voluto realizzare interventi a sorpresa. Altre volte non tutto è andato per il verso giusto e in alcuni casi gli autori hanno messo in evidenza proprio l’indifferenza che caratterizza i luoghi urbani.
La Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento ci crede già da un paio di anni: la performance, anche se in questo momento non è forse “alla moda”, ha molto da dire anche ora. Così per due anni consecutivi ha organizzato a fine estate il Premio Internazionale della Performance nella sede d’eccezione della Centrale di Fies nel basso Trentino. Quindi ha scelto di dedicare un progetto a cavallo tra le due annate espositive interamente a questa modalità creativa, ma invece di offrire un palco, un luogo dove “esibirsi”, ha voluto spingere gli artisti a confrontarsi con il territorio.
L’interazione si prospettava all’inizio con i luoghi di lavoro quotidiano, invece solo William L. Pope ha fatto indossare a tutto il personale di Curcu e Genovese –la casa editrice cittadina che pubblica la rivista Work della Galleria Civica– una maschera in lattice col volto della donna di colore più politicamente potente in questo momento: Condeleeza Rice.
Per tutti i trentini invece Gareth Moore voleva rendere l’arte pane quotidiano, visto che si è svegliato alle due di notte per andare in panificio, si è messo il grembiule bianco e ha dato forma a panini speciali: una fragrante Mecca con una cornice di olive, un saporito Polifemo e uno sfilatino allungato per essere il mostro di Loch Ness. Peccato che per un frainteso tra l’organizzazione e il negozio del pane nessuno abbia potuto mettere sotto i denti questa manna, questo universo che aveva preso forma –e sapore– insoliti. Tanto che l’artista ha fatto un’alzataccia e molto lavoro a vuoto.
Intesa per comunicare con un pubblico ampio è la performance anche per Ho Tzu Nyen, che ha utilizzato le modalità di una conferenza divulgativa, con tanto di diapositive e video riassuntivo. L’artista di Singapore ha raccontato la “vera storia” della sua nazione, una nazione giovane che ha origini ben più lontane da quelle riconosciute come ufficiali dopo la colonizzazione occidentale: ha presentato le fonti, elencato le diverse teorie, spiegato i legami con le diverse culture antiche e dato un volto al fondatore di Singapore, letteralmente dal sanscrito “la città del leone”, anche se sull’isola non ci sono mai stati leoni insieme alle tigri.
Al contrario, indubbiamente minimal –tanto però da non riuscire a coinvolgere per nulla la città– sono stati gli interventi di Cezary Bodzianowski e Roman Ondák. Il primo si è camuffato per la prima volta, ma è riuscito comunque a mantenere la parte dell’uomo-della-strada, pienamente nel suo stile, anche se portava un elegante mantello nero, un cappello tricorno e una maschera bianca sul volto. Ondák ha chiesto invece un attore. Per ore è stato immobile mentre la gente gli passava alle spalle, col volto premuto e le mani raccolte attorno ad esso per scrutare dentro una vetrina del centro, assolutamente buia: una vetrina vuota come è vuoto tutto il mondo consumistico che ruba il nostro sguardo e le nostre esistenze.
articoli correlati
Aernout Mik alla Civica
mariella rossi
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…