Fin dagli anni Settanta Mauro Staccioli realizza sculture site specific fortemente inserite nell’ambiente, sia esso naturale o urbano. L’interazione è tale che le opere sembrano quasi fondersi con lo spazio circostante, anche perché utilizza gli stessi materiali – il cemento, il ferro e i laterizi – dell’architettura. Anche nelle dimensioni i suoi lavori sono più vicini a questo ambito che non alla scultura. Costruisce infatti veri e propri monumenti imponenti. A rendere unica l’arte di Staccioli è la sua capacità di creare forme curve o poligonali che diventano nel luogo una presenza forte e in grado di colpire l’animo di chi le osserva, anche dell’ignaro abitante. Per questo non possiamo dimenticare il “muro” di otto metri innalzato all’entrata dei Giardini alla
A Trento – grazie alla Galleria Civica di Arte Contemporanea e alla realizzazione delle Giardinerie Comunali – vediamo uno Staccioli inedito. Ritroviamo le forme geometriche e non simmetriche: sono cinque poligoni irregolari messi in cerchio in un parco frequentato al centro dell’intersezione tra le stradine. Ad essere diverse sono le dimensioni, non monumentali ma…a misura di bambino. Infatti Staccioli non si è posto come referente la città, ma i più piccoli come reali fruitori del parco e quindi come effettivo tessuto sociale col quale interagire. Ne è nato Il girotondo dei bambini, dove i poligoni non superano il metro di altezza e hanno i colori primari – non il grigio e il ruggine che siamo soliti vedere. Questa scultura permanente dialoga direttamente con i bambini, li spinge al gioco e li sprona al confronto dei colori e delle forme: traduce in questo modo in piccolo quello che di solito le opere di Staccioli fanno in grande.
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