Venezia, Campo San Samuele, 24 aprile. Non c’è silenzio dentro Palazzo Grassi, gli allestitori stanno ancora lavorando. L’illuminazione del piano terra è quella della luce naturale che entra dalla porta d’acqua sul Canal Grande, finalmente sgombra, e dal cielo velato di Tadao Ando, dei panni bianchi che ombreggiano la corte interna. Semplicità e splendore pervadono lo spazio. Il pavimento di Carl Andre (37th Piece of Work, 1969-81) fa da specchio e scacchiera ai nostri passi. Il cuore di Jeff Koons è ancora imballato, quando inizia il nostro percosro esplorativo. C’è un ritmo equilibrato nella disposizione delle opere, che non affollano mai lo spazio, ma lo evidenziano, assorbendone la luce, dando il tempo di osservarle, di sentirne la forza, l’aggressione, il tocco. Le numerose sale sono quasi tutte dedicate ad un singolo artista, che spesso ha scelto e disposto egli stesso le proprie opere. Come nel caso di Cindy Sherman e Raymond Pettibon.
I piani superiori seguono il percorso dei grandi temi indicati da Alison M.Gingeras: la materia e la metafora, gli stili della negazione e dell’impulso minimale. Il primo piano invece marca un segno diverso nella disposizione, invitando ad un percorso circolare. Che inizia con Him (2001) di Maurizio Cattelan, un Hitler con il corpo da ragazzino, inginocchiato verso l’angolo, in castigo; e termina con Mao (1972) di Andy Warhol. Un cerchio che si chiude. Questi due poli di potere e soggezione sono attraversati da tutto il resto, con momenti estremamente diversi. C’è Mechanical Pig (2003-2005) di Paul McCarthy, che sarà a Venezia per l’inaugurazione sfarzosa all’Arsenale, Clown Torture di Bruce
Guerra, dunque, e sangue. Eros e tanathos, gioco e tortura, luce e ombra. Alliagon ridiscendendo la scalinata si sofferma a guardare dall’alto lo spazio centrale e lo descrive. Ci svela per un istante la sua interpretazione del senso delle opere nello spazio. Il cuore (Hanging Heart, 1994-2006) di Jeff Koons ora è scoperto. Fuori dal Palazzo, davanti al Canal Grande, i due guardiani di Murakami attendono chi entra, l’eros di Koons l’accoglie, il gioco della scacchiera di Andre e la pioggia di lacrime, di gocce di sangue Vintage Violence (2004-2005) di Urs Fischer li accompagna fino alle scalinata. Qui, in cima alle scale, opposto ad eros si trova thanatos, il ritratto incombente e pop, istronico e sarcastico del padrone di casa: il teschio cromatico di Pinault di Piotr Uklanski.
Un geometrico e ossimorico disporsi di opposti, ecco quelle che per Alliagon possono essere le risposte alla domanda Where are we going? In ogni luogo, da nessuna parte.
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mara sartore
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ma che recensione è?
agiotaggio in laguna...che brutti twombly,
una gran bella esposizione da casa d'aste.
ora zorio...sale! FORZA ZORIO
Forse voleva scrivere Monsieur Pinault? e poi lui neanche era lì...arriverà oggi :)