Nell’antichità gli astri rappresentavano,nell’insegnamento e nella raffigurazione la pura legge della razionalità matematica e le proporzioni, e più semplicemente, secondo la concezione di allora, l’ordine del cielo.”
Armonia e forma, utilità e completezza, sono queste le caratteristiche dei gioielli di Babetto, veri e propri firmamenti del cielo.
La sua formazione padovana lo porta inizialmente ad occuparsi del Rinascimento e del Manierismo, soprattutto si avvicina all’opera del Pontormo che rivisita nel suo nomadismo negli affreschi della Certosa del Galluzzo a Firenze e della villa di Poggio a Caiano. Contemporaneamente si avvicina all’architettura: le due esperienze gli danno il senso della “misura”, delle “proporzioni”, il senso del “numero”, oltre all’idea dei contorni labili e sfrangiati e di superficie, che Babetto riproduce usando un oro chiarissimo, quasi opaco, fittamente lavorato.
Poi la necessità di analizzare le avanguardie del secolo in un processo di sperimentazione autonoma e manuale. La storia dell’arte viene studiata da Babetto e filtrata attraverso il proprio fare.
“Il metallo prezioso viene concepito come corpo nello spazio, con variazioni, mini architettura che può avere un effetto paragonabile ad una scultura portatile”.
La mostra veneziana ripercorre con un centinaio di opere, prevalentemente inedite, tutte in oro 18k giallo e bianco, il lavoro dell’artista dal 1996 ad oggi, con l’intento di presentare i gioielli come vere e proprie sculture, ornamenti corporei piegati ad una funzione che li rende più umane. I suoi gioielli sembrano un eccellente veicolo tra uomo e cosmo.
Le superfici si presentano setose, leggermente annerite, in esse convivono precisione esecutiva, equilibrio, sperimentazione, entusiasmo e razionalità.
Non a caso l’artista ama illustrare e commentare i suoi lavori con fotografie di dettagli tratti dall’architettura e ritagli di cielo, con disegni e i mezzi dell’arte figurativa.
“Babetto genera tensione fra l’apparenza massiccia dei suoi oggetti e la loro leggerezza, ad esempio fra la figura compatta e la superficie sottile, fra il vuoto e il pieno…i suoi cubi, triangoli e blocchi vanno in movimento. I volumi si intersecano gli uni con gli altri, si compenetrano, simulano una simmetria dinamica, un disordine.
Forse che gli astri hanno iniziato la loro danza?”
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