Nato nel 1960 in Macedonia, a Kriva Palanca, G. ha alle spalle un’attività creativa intensa, nei campi più diversi: ha ideato fumetti, disegnato copertine di CD, realizzato video-clip, ha lavorato come attore ed è inoltre molto all’avanguardia nello studio e nella pratica della tecnica fotografica. Delle molteplici esperienze si è nutrita la linfa creativa dell ‘artista che dimostra un’attitudine alla ricerca e alla sperimentazione continue. Mutazione e trasformismo sono alla base dell’opera di G.: è lui stesso oggetto della sua arte, in una continua riformulazione e reinterpretazione della filosofia dell’autoritratto in cui l’artista è insieme causa ed effetto dell’opera conclusa. Dalle installazioni alle fotografie, ai video è l’immagine del corpo a rappresentarsi secondo registri che vanno dall’ironia al surrealismo alla visionarietà più esplicita.
L’opera di G. è spesso un pugno nello stomaco dello spettatore: egli ne resterà impressionato, talvolta proverà anche repulsione per la mostra di interiora umane, di grumi organici di pelle, membra e capelli. Ma il valore di G. sta nel riuscire a stimolare subdolamente i recettori sensoriali più reconditi, a risvegliare la memoria di esperienze vissute nell’infanzia, all ‘insegna della conoscenza di sé e del mondo, prima di imparare a distogliere lo sguardo di fronte a ciò che era fonte di turbamento. E’ proprio nell’ infanzia che provammo questa sensazione doppia per le deformazioni, le violazioni e le diversità corporee, quando avremmo voluto distogliere lo sguardo, eppure la curiosità della conoscenza di un fenomeno nuovo ci costringeva a guardare. Ecco, G. riattiva questo conflitto e ci vincola a rivivere episodi che si pensavano ormai imprigionati nel più profondo del pozzo della memoria.
senso di novità dell’arte di G, al di là della tecnica che, facendo uso della moderne tecnologie di trattamento delle immagini, arriva a risultati senza dubbio stupefacenti. Il suo linguaggio è filtrato attraverso la contaminazione con il linguaggio dei generi più diffusi della comunicazione contemporanea, il cinema, la pubblicità, l’immagine elettronica.
D’altro canto non si può fare a meno di osservare che temi come l’ironica e masochistica violazione del corpo dell’artista o del trasformismo connesso
al travestitismo, giocato magari sull’equivoco verbale, hanno vissuto e continuano a vivere in seno alla Body Art (citiamo solo Gina Pane, Nitsh, Ontani e, più recentemente, Morimura ), corrente (“gotica” qualcuno ha detto) a cui può anche appartenere G. stesso.
Tutti concordano nel vedere in lui l’ideale della metamorfosi del corpo vista come riscatto dell’identità dell’individuo, attraverso anche la prepotente e violenta mostra della sua fragilità. Tuttavia, analizzando proprio la tecnica, si notano certe innovazioni di G., che tutto mostra in una perfetta e algida bellezza, imbellettata di colori tanto squillanti e incontaminati quanto irreali.
La bellezza della morte, delle interiora, del corpo deformato dalle piaghe; sono alcuni dei temi di G.; in lui leggo gli esiti più originali nella serie
dei “Vegeta_Vegetalis”, quando ricompone elementi vegetali, appunto, (peperoni, cavoli, pomidoro, fiori) a rappresentare le forme del corpo umano. Una sorta di ribaltamento della prospettiva di Arcimboldo: tanto quello dipingeva le forme esterne dei volti umani, quanto G. rappresenta l’ interno del corpo (le membra, i muscoli di un corpo scorticato, suscitandoci il ricordo dei manuali di anatomia). Il cervello reagisce ambiguamente alla vista di queste figure, non sapendo se vedere in esse l’uomo o il vegetale.
Con queste opere G. sembra riuscire nell’intento di ricondurre l’uomo a riconoscersi nelle forme della natura e a sentirsi parte di essa e delle sue leggi. E perciò il travestimento attuato usando verdura, pelle di pollo e di pesce, assume una connotazione diversa, divenendo quasi un attributo simbolico del corpo, come la pelle di Leone è per Ercole il segno della sua forza.
La recente mostra milanese Rosso Vivo si è posta per certi versi come evento nel quale si sono manifestate le paure dell’uomo allo scadere del secolo.
G., negli esempi più alti, sembra poter superare questa condizione all’ insegna di un ritrovato equilibrio e riconciliazione, quasi sacrale, tra uomo e natura.
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