La mostra, curata da Guido Zucconi in collaborazione con un eccellente comitato scientifico, e diretta da Gian Franco Martinoni e Davide Banzato, illustra la poetica di Camillo Boito (tesa verso un’identità stilistica dell’architettura della nuova Italia unita) partendo dal periodo della sua formazione (Venezia ed Europa), passando per l’apporto architettonico depositato con cura nelle mani della città di Padova, e concludente con “I Grandi Progetti” cui lo stesso si dedicò con l’intenzione di “migliorare e rivoluzionare” un assetto urbanistico delle città, intervenendo proprio sul campo edile (vedi immobili commerciali, scuole, cimiteri etc). Il comune di Padova, e la Regione Veneto, in collaborazione col Museo Antoniano premia dunque non solo il Boito pratico, ma si preoccupa di individuare tutte le caratteristiche dell’architetto: non tradiscono infatti le sezioni dedicate al Boito critico d’arte (segnalo, tra i molti, il dipinto “Il trionfo di Vittor Pisani” di Francesco Hayez), e neppure quelle delineanti la natura “Italiana”…centrate dunque sull’ attivismo teso ad una una determinazione dello stile più consono al concetto di “Unità”. Dal 1860 e sino al 1908 Camillo Boito insegnò architettura a Brera…dal 1865 fu professore anche per il Politecnico di Milano; sicuramente, l’esperienza maturata a fianco di Pietro Selvatico (che lo chiamò con se all’Accademia di Venezia ancora nel 1856), e nei corsi tenuti in tutti i suoi ulteriori anni di insegnamento, lo “spronarono” ad elaborare teorie sul linguaggio nuovo di cui l’architetturadoveva appropriarsi …la storia fece il resto. La città di Padova, all’indomani dell’annessione al Regno d’Italia, pensa ad un nuovo piano regolatore, in grado di prevedere le esigenze di una “moderna società” e quindi focalizzato (in primis) nel riassestamento (restauro?) delle opere medievali che padova possiede…e poi di riflesso, verso una “nuova” edificazione degli immobili ad uso dei cittadini. Ecco che Camillo Boito allora interviene sul Palazzo della Ragione, progetta il Palazzo delle Debite, realizza una scuola-modello, sistema il convento antoniano a sede del Museo Civico, amplia il campo Santo,ed interviene anche sulla chiesa “simbolo” della città di Padova nel mondo: la Basilica di Sant’Antonio. La mostra presenta un’ampia documentazione (in parte anche costituita da materiale inedito) che tende dunque a mettere in luce i diversi lati dell’architetto da una parte, e le svariate tematiche dallo stesso affrontate nel corso della sua vita: dalla valorizzazione dei monumenti del passato alla definizione del nuovo stile…dalla realizzazione di nuovi tipi edilizi, ai rimandi al passato che gli stessi mostravano.
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