Analizzare la pittura di Fabio Cardoso non è affatto un compito facile: si possono evidenziare gli aspetti colti e narrativi, la ritmica spaziale memore delle lezioni dei grandi maestri del Novecento, la non comune attitudine al disegno inteso come diretta traduzione dell’idea, la ricerca di trasparenze cromatiche, l’alternarsi di coscienti contraddizioni, dal ludico al tragico, che fanno parte di una certa scuola paulista. Ma ciò che appare evidente nella ricerca di Cardoso è l’intensità espressiva, la tensione comunicativa interna, profonda, quasi viscerale.
Fabio Cardoso ha assunto la pittura come unico mezzo per confrontarsi con un tema di evidente contemporaneità : il senso legato alla produzione di immagini attraverso la riflessione sulla loro funzione in termini di economia espressiva. Con la sua pittura Cardoso tenta di riconsegnare all’immagine il suo giusto valore comunicativo. Lo scopo è di ricondurre l’immagine a essere depositaria di un contenuto e di un concetto e a non risultare un volgare elemento di seduzione e consumo.
Nei suoi quadri, a prima vista, pare che non ci sia nulla da vedere. Poi, tra il sovrapporsi e sottrarsi di superfici cromatiche, si scorge una vertigine eclettica di forme. Tra stasi e movimento contrapposti nelle pitture come nella vita ricompare qualcosa di familiare e riconoscibile.
Cardoso esprime una visione del mondo che non ha bisogno di essere seducente per essere compresa: il pittore racconta l’uomo e raccontando l’uomo racconta se stesso.
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