I casi sono due; caso primo o della volontà spiritualista: la mostra illustra la naturale indole umana del progresso verso la conoscenza del mondo (e dell’universo) nella duplice prospettiva dello scienziato e dell’artista: il fascino e la suggestione dell’infinito, dell’ignoto, la ricerca continua di spiegazioni e soluzioni alle leggi che governano la natura.
Caso secondo o della volontà razionale: l’esposizione dimostra come, a partire dall’età dei lumi, l’uomo si sia dedicato alla conoscenza del mondo e dell’universo con rigore scientifico, negando il misticismo delle epoche precedenti. In questo caso le testimonianze dell’approccio metodologico alla conoscenza del mondo andrebbero lette in funzione dell’influenza che il metodo scientifico avrebbe avuto sulla sensibilità artistica.
Nell’un caso come nell’altro appare un errore che sta negli assiomi dell’approccio storico.
Friz Saxl (1890-1948), autorevole storico che sempre ebbe ben ferma l’idea di relazionare l’immaginario artistico-figurativo con l’umano bisogno spirituale ed intellettuale dell’osservazione, comprensione e interpretazione del mondo fenomenico, dimostrò come, fino all’illuminismo, astronomia e astrologia in Occidente si fossero sviluppate come un’unica dottrina, a partire dalle interpretazioni arabe e bizantine della scienza greca.
Egli criticò razionalismo e positivismo ottocentesco per aver deciso la scissione delle due componenti della scienza antica, quella razionale, basata sugli esperimenti e sulla osservazione diretta dei fenomeni naturali e quella magico-religiosa, che mirava all’interpretazione mistica e divinatoria degli stessi fenomeni. In altre parole si volle scacciare l’astrologia dal luogo dell’astronomia senza però riuscire a determinarne la scomparsa; Saxl stesso, infatti, aveva visto nel primo decennio del XX secolo un rifiorire della pratica astrologica, addirittura nutrita dalle recenti scoperte astronomiche. Nessuno può negare, d’altro canto, che al tramontare dello stesso secolo non vi sia stato un ritorno analogo di quelle istanze spiritualiste (es.: interesse per le filosofie orientali).
Secondo Saxl il positivismo ottocentesco errava dal vero proprio nel tentativo di disconoscere l’importanza storica dell’astrazione in senso simbolico e magico dei fenomeni naturali a favore di un atteggiamento scientifico basato sulla mera ricerca fisica e sulla sperimentazione matematica.
L’arte, per parte sua, non cessò mai nel corso di questi due secoli di descrivere, del mondo fenomenico, anche l’aspetto trascendente, talora ponendosi come alternativa alla spiritualità cattolica che dava segni di cedimento (il noto quadrato di Mondrian e il Kandinskij de “Lo sprituale nell’arte”ne sono esempi).
Ne deriva che i principi ispiratori del progetto Cosmos risultano sbagliati, sia che si sia voluto partire da un atteggiamento razionalistico nella disamina del periodo in questione, giacché ciò toglierebbe all’arte quella vocazione a relazionarsi con la sfera mistica e sacra che è elemento dell’umana natura (come ha dimostrato Saxl), sia che a sottendere al progetto espositivo sia stata la volontà di illustrare il bisogno umano di conoscenza del mondo fenomenico in chiave spirituale; in questo caso, sempre riferendosi a Saxl, la mostra denuncerebbe i suoi limiti nell’indagine rivolta ai soli due ultimi secoli, poiché tale istanza appartiene a Newton o a Einstein come a Omero, Dante e Marco Polo.
Cosmos, accostando l’arte degli ultimi due secoli ai documenti che dimostrano il progresso scientifico dell’uomo, sembra voler convincerci che la volontà e l’ispirazione artistica sono figlie di quell’atteggiamento razionale e scientifico che ha origine dal secolo dei lumi; in verità l’arte fu sempre compagna della scienza nell’osservazione del mondo, né mai si negò di fronte al bisogno dell’uomo di respirare la sostanza trascendente della natura.
“Va da sé che non potremo mai capire davvero il nostro tempo se non presteremo attenzione anche alle sue spinte non scientifiche” (Fritz Saxl)
Alfredo Sigolo
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