Nelle sale della Perugi ci si imbatte in tazzine da bar scomposte e “ripiene” (non del solito caffè) di minuscoli cuori neri e d ombrosi…piccoli chicchi da macinare maggiormente, da sgranocchiare quasi per assaporarne un aroma. Queste schegge di un cuore molto più grande si spargono ovunque nei tavolini, come spinti da una corrente emotiva o, come se generati dalla distrazione. Calligaro parla di sentimento amoroso (infranto dolorosamente-ignorato superficialmente) vissuto con rapidità, consumato, appunto, seguendo i ritmi dui una società veloce, rapida, scattante, inafferrabile. Ecco che più in là appare il suicidio “mancato” di un enorme cuore nero (in chiaro logorio da sentimento), capace solo di ipotizzarsi omicida di se stesso: la corda che lo avvolge è stesa a terra, libera…quindi priva di provocare danno. Oltre si intravvede un “cuore-freccia” che infilza una tazzina: la pericolosità del gettarsi a testa bassa sulle emozioni, rischiando di centrare un bersaglio fin troppo futile…immeritevole di un’attenzione così importante. Gli oggetti costruiti da Calligaro sembrano gadgets da centro commerciale, da fast food dell’anima, ove la quotidianità viene illustrata con gli stessi strumenti che la determinano. Appare, come incombente spada di damocle, un’ombra di cuore: un sottile ma efficace presagio circa l’ambivalenza dei sentimenti, proiezione di una fine nota, paura stampata a caldo sulla felicità del momento. L’hotel dei cuori infranti che Calligaro porta in luce è l’emblema della contemporaneità sentimentale: un “StranAmore” che sfiorisce; l’ “Affari di Cuore” che riecheggia; un “A tu per tu” monotematico. E’ chiaro il coinvolgimento del giovane artista verso quei massmedia così irruenti ed ipocriti, nei cui programmi appare efficace una falsità di fondo spacciata per verità. Ancor più lampante sembra apparire una propensione all’irrealtà del fenomeno “amore”: trattandolo come “giro dell’oca” (gioco infantile condotto da adulti) Calligaro ne scandisce l’assurdità delle regole e ribadisce l’immediatezza (troppo rapida e fugace) assegnandovi una parte meno necessaria, più inutle e dannosa. Ma interrogarsi sull’amore ha ancora un senso? Non si è già detto molto? Non abbiamo forse un bombardamento d’amore quotidiano che all’insegna di “Carramba” e “I fatti Vostri”, di “Amici” o ancora di “C’è posta per te” ci corrode verso un’assuefazione dell’amore provato in “nostra vece”? Calligaro è lo stesso che attualmente propone “piccola discarica emotiva permanente” a FantaPop (in corso alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia), e come mai questo salto verso il “bel sentimento” ? Ok ai riferimenti all’informazione patinata, ai telegiornali rosa, ai programmi dalla lacrima facile…ma perchè voler calcare la mano? Forse perchè noi oggi non siamo in grado di “vedere” questo abusare dei sentimenti? (Ne dubito).
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