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Dal 7 luglio 2000 al 27 agosto 2000 | Alessandro Taglioni. Pitture Digitali | Padova, Museo Civico al Santo

di - 7 Luglio 2000

La mostra affianca opere digitali a opere eseguite ad acquarello per indicare il non-distacco dai caratteri fondamentali della pittura, come se si volesse ripristinare un “luogo” (e io direi necessario) della pittura intesa in senso classico. Se l’uso del PC, quindi di tecnologie sofisticate che rappresentano l’oggi con cenni al domani, imprime alle opere il marchio di “fittizio” in quanto il dipinto sembra essere coperto da un velo trasparente, dove i colori vivono di acidità, trasudano irrealtà in ogni loro pigmento (pixel), con la presenza delle opere su tela invece ci troviamo di fronte ad un irreale “conosciuto”: tra le sfumature (concrete) degli acquarelli si cade in una rassicurazione, non ci si deve stupire o meravigliare…ma solo avvicinare, proprio come si osservasse qualcosa che sappiamo essere “finzione”, e che tuttavia, data la natività lontana nel tempo, individuiamo come innocua, a noi vicina…comprensibile.Taglioni presenta le opere di circa dieci anni di lavoro e ricerca e sembra sempre più convincente la tesi di un uso del “nuovo mezzo” a favore della pittura; lo stesso artista definisce il virtuale “un valore aggiunto” rispetto all’opera reale in quanto capace di sondare panorami inesplorati e inconcepibili, attraverso i quali le dimensioni perdono efficacia, oppure la elevano all’ennesima potenza…ma che comunque sono in grado di confondere e far smarrire. Certamente il virtuale da solo non basta! Ecco che Alessandro Taglioni ripropone una fisicità (materia), che la tradizionale pittura possiede di suo, ma che i calcoli matematici del computer e i pixel dello schermo non lasciano intravedere…dunque l’intervento (non solo artistico) è rivolto alla leggibilità dell’opera. L’evento che l’Assessorato alla Cultura di Padova e i due curatori Gian Franco Martinoni ed Enrico Gusella propongono nella città Veneta, verte sui binari attuali della discussione artistica: quanto e come sia implementabile (e passatemi il termine) l’uso delle nuove tecnologie in campo artistico, e quanto valore o caratterizzazione dare alla concettualizzazione informatica dei pensieri (tali li ritengo gli incipit di una impresa artistica) dell’anima? Insomma. Quanto possiamo definire arte i prodotti dei microchip, e quanto quelli delle mani dell’uomo? Taglioni assomiglia al “compromesso” che acquieta la diatriba…accontenta entrambe le parti. Elogio della pittura perpetuata con i personal computers…che dire?! Osservando i dipinti individuiamo subito un elemento fondamentale che funge da asse portante per tutte le opere: la stratificazione. L’artista gioca con la molteplicità delle intersecazioni di forme e colori, di sfumature e geometrie. Definisce sagome precise che prendono vita autonoma entro il pulsare di un polmone più ampio (quello dell’intera opera), a creare delle “microstorie” (questa l’intuizione di Marcello Pecchioli) bizzarre, che citano altre storie….una stratificazione (allora struttura) scaturita dalla mente ma che si forma sulle fondamenta dell’elaborazione digitale. Altro aspetto che sembra urlare la propria affermazione è il dinamismo: le curve e le spigolature, l’ondulato e l’angolo acuto di geometrie rigide e fredde; la linea continua accavallata da segmenti precisi e limitati…cerchi e triangoli tra onde e forme amene…una per tutte la Gestalt vs la casualità…non determinano altro che il rincorrere ed il percorrere, l’inseguirsi e il mimetizzarsi; il dinamismo di Taglioni è inquieto e capriccioso come la casualità, ma anche ragionato e preciso come lo “pretende” l’occhio affinché valga la teoria di scuola gestaltica centrata sulla buona visione. Il Taglioni allievo di Emilio Vedova, amante del “novecento”, impastato nei pigmenti, nella materia, conoscitore dell’ottocento, studioso….diventa proposizione: nei dieci anni di lavoro dedicato alla ricerca dell’ integrazione di più meccanismi espressivi, sfocia (come d’incanto) a questa lingua ibrida capace di recuperare il passato e riproporlo, ma egualmente abile nello sbirciare nel presente per delineare frame dell’avvenire.
Non nascondo un certo stupore nell’aver contato numerose presenze all’inaugurazione della mostra. Covavo il dubbio che un Luglio da temperature tropicali e (in special modo) un “imbarazzo” al nuovo che la città di Padova possiede, finisse per non dare il giusto risalto all’evento…ed invece eccomi subito smentito! (e che fortuna). Ampia quindi la partecipazione, e decisamente soddisfacente la presentazione dell’Assessore alla Cultura Giuliano Pisani, l’intervento del curatore Enrico Gusella, le parole di Marcello Pecchioli, le analisi di Claudio Cerritelli e, (come poteva mancare!!!) la delucidazione dell’artista stesso. Ho trovato di particolare interesse pure il “Cammeo Internet”: sorta di documentario sull’operato di dieci “new artist” dediti alla computer graphic , al digitale, alla net-art… di origini internazionali; dall’inglese autodidatta Elout De Kok agli pseudo-reportes australiani Megan Jones e Andrei Lawrence…dal giapponese appassionato di videogiochi (leggi Doom, Duke Nuken 3D, Quake) Tatuo Unemi al pluripremiato (per il proprio sito web) americano Erik Loyer; non mancavano certo neppure le presenze italiane con i nostri Paolo Farina e Andrea Lucchini. Questo “Cammeo” sarà consultabile ai visitatori per tutta la durata della mostra, grazie all’angolo dedicatogli all’interno delle sale espositive. Avete tempo per tuffarvi nei colori RGB di Taglioni…ma credetemi prima vedrete, e meglio…….già!



“Alessandro Taglioni: Pitture digitali, Padova, Museo Civico al Santo, 7 luglio – 27 agosto 2000.
Mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura, a cura di Gianfranco Martinoni e Enrico Gusella.
Orario: martedì – domenica 10.00 – 13.00 / 15.30 – 18.30 Lundeì e il 15 agosto Chiuso.
Segreteria organizzativa: tel. 0498204543
Fax 0498204545
Museo Civico al Santo tel. 0498751105
Info.:
e-mail cultura.comune@padovanet.it


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