17 maggio 2000

Dal 7 maggio 2000 al primo luglio 2000 Quando l’artista scompare Verona, Galleria Studio la Città

 
Innegabili sono la raffinatezza del gusto e l'oculatezza della scelta manifestati dalla Galleria Studio la Città di Verona nella sua ultima esposizione. Una piccola mostra che piace leggere anche come una risposta ai tanti eventi recenti che puntano ad imporsi come evento chiave per il
passaggio del millennio, più con i canali della pubblicità che con la scientificità dei progetti

di

Questa esposizione veronese invece sembra nascere con un progetto tanto semplice quanto rigoroso e criticamente corretto: mettere insieme, anzi mescolare, le opere di tre artisti di L.A che hanno finito per incontrarsi, percorrendo binari stilistici diversi, nel luogo di un unico denominatore. Maxwell Hendler (n. 1938), Craig Kauffman (n. 1932) e Salomon Huerta (n. 1965) appartengono a due generazioni differenti; la loro poetica non nega in alcun modo la diversa genesi, e tuttavia i tre sembrano puntare al medesimo bersaglio: quello dell’ annullamento dell’artista nella propria arte, quasi un riscatto dell’opera d’arte nel segno di un ribaltamento del concettualismo degli anni ’60, ma anche di un recupero dei principi della perfezione stilistica classica e rinascimentale di ispirazione aristotelica, ma in chiave simbolica. Come interpretare altrimenti la volontà di cancellare ogni traccia del gesto umano dalle opere, a definire immagini virginali che manifestano una loro individuale e somma sacralità?
Hendler percorre la via monocroma, lucidando su superfici rettangolari uno strato opaco di resina colata; la tecnica della levigazione reiterata con fogli di carta vetrata a grana sempre più sottile lo assomigliano allo
scultore Wildt, anche se il risultato è paragonabile solo nella delicatezza e opalescenza delle superfici, non certamente nella contorsione delle linee.
Gli spazi diafani esaltano le raffinate scelte cromatiche a creare morbidi specchi gassosi, inerti alla luce naturale, che attirano irresistibilmente lo sguardo dello spettatore, rapito dal progressivo dilatarsi della forma e dalla motile materia cromatica. Vien voglia di attraversare quella soglia.
HuertaKaufmann, con le sue sculture ovoidali, non cela il tributo all’atmosfera psicadelica degli anni ’60 né, tantomeno, una certa leziosità Pop; eppure di quale eccezionale suggestione appaiono quelle opere! Sono plastiche acriliche soffiate, coperte di uno strato non omogeneo di lacca acrilica che accompagna il curvarsi della superficie. Hanno un che di organico queste forme: lo spazio circostante si deforma nell’orbita cangiante dell’organismo monoculare che, immobile, sembra scrutare e registrare le variazioni dello spazio, le interferenze, i mutamenti di temperatura e di luce, reagendo sensibilmente con un’aritmica pulsazione cromatica.
Salomon Huerta è il più giovane dei tre: la sua è una pittura figurativa, sono ritratti di persone viste alle spalle realizzati ad olio con colori eccessivamente diluiti; mutuando la puntuale osservazione del catalogo di corredo alla mostra, diremo che l’iniziale supremazia dell’osservatore rispetto all’immagine di questi corpi o volti anonimi, lascia presto luogo ad un improvviso senso di timore: è il sorgere della coscienza di essere lui
stesso immagine, volto e corpo sconosciuto rivolto al muro, le spalle al mondo circostante, esposto agli sguardi di altri uomini.
La mostra in somma è suggestiva, un ottimo biglietto da visita per la partecipazione della galleria alla prossima fiera di Basilea.
I testi del breve catalogo sono di David Pagel, la cui prosa si segnala per la sintesi chiara e il ritmo serrato con lampi di genialità critica.


Mostra “Luminosità: colori dalla California”(Maxwell Hendler, Salomon
Huerta, Craig Kauffman), Verona, galleria Studio la Città, via Dietro
Filippini 2, da 07/05/2000 al 01/07/2000. Orari: 9.00-13.00 e 15.30-19.30.
Chiuso domenica e lunedì. Ingresso gratuito. Tel. 045/597549 Fax 045/597028
Web www.artnet.com/citta.html E-mail la.citta@sis.it


Alfredo Sigolo

[exibart]

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