Gard sembra infatti non aver dipinto ma filmato sequenze di accadimenti naturali. Dall’idea alla tecnica il nostro riprende l’approccio metodologico di movimenti che fondano le loro radici negli anni ‘50 e’60, penso all’op art o all’arte cinetica, che si giudicavano sostanzialmente fallimentari, esauriti, scaricati in una retorica ipertrofia; Dorfles stesso, trasgredendo gli intenti, prende le distanze da tali movimenti. Ebbene Gard riprende quei vecchi appunti e li ripensa, li rivaluta; riesce a far rivivere i tessuti morti ed ora vagano sono i nostri occhi.
Uno dei pregi dell’opera di Gard sta in quel suo continuo progresso verso una conoscenza sempre più profonda delle catene genetiche della materia pittorica e delle leggi matematiche che regolano i fenomeni cromatici. Le sue opere appaiono oggi il logico risultato di un’idea, il teorema supremo di cui i risultati precedenti costituiscono gli assiomi. Gard è riuscito a sintetizzare singoli processi cromatici, isola le reazioni chimiche che sottendono agli effetti coloristici, dimostra la teoria secondo la quale i fenomeni tonali non attengono alla sensibilità visiva ma ad una sensorialità mentale che è eccitata da puri accadimenti spazio-temporali.
Di qui la disamina delle opere in mostra passa necessariamente attraverso la sensazione di trovarsi di fronte ad una relazione scientifica di corredo ad una ricerca di laboratorio. Oggi Gard annuncia l’eccezionale scoperta: venite ad osservare le micro-forze che governano la materia del colore organico, venite a vedere le reazioni chimiche, le mutazioni genetiche, le fratture nel d.n.a. della pittura. Non cercate il bello nei quadri di Gard, piuttosto lasciatevi condurre nella dimensione parallela del colore e riuscirete a comprenderne le leggi fisiche.
In mostra anche opere degli ultimi anni (non documentate dal catalogo) in cui si apprezza la gestazione dei risultati attuali. La loro vista risulta propedeutica alla conoscenza profonda della storia di Gard.
L’organizzazione dell’esposizione è a cura del Comune di Vicenza, Assessorato ai Servizi Sociali, che ha finanziato anche il bel catalogo (ed. Biblos) con la presentazione di Restany, corredato dall’interessante antologia critica, peccato per il costo (eccessive £ 20.000 viste le dimensioni; a quasi un mese dall’inizio della mostra le vendite erano uguali a zero).
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