Si sono finalmente conclusi i lavori di restauro del piano terra, dell’ammezzato e del primo piano nobile che dovrebbero fare di Ca’ Pesaro una moderna struttura museale, tesa a promuovere un patrimonio artistico che comprende importanti collezioni otto-novecentesche di dipinti e sculture, oltre a una ricca selezione di lavori di artisti italiani ed un importante gabinetto di grafica.
Il palazzo sorge nella seconda metà del XVII secolo per volontà della nobile e ricchissima famiglia Pesaro sul progetto di Baldassarre Longhena, il massimo esponente del Barocco veneziano:. Partendo dal classicismo chiaroscurale dell’architettura del Sansovino, Longhena ha ideato un edificio che si caratterizza per una splendente grandiosità, il cui simbolo è l’ergersi sul Canal Grande dell’imponente facciata. L’interno splende di decori a fresco e a olio dei soffitti, dovuti ad artisti come Bambini, Pittoni, Crosato, Trevisani, Brusaferro; tra essi anche il soffitto di G.B. Tiepolo con Zefiro e Flora trasportato da qui al Museo di Ca’ Rezzonico nel 1935.
I Pesaro possedettero il Palazzo fino al 1830. La proprietà passò in seguito ai Gradenigo, poi ai Padri armeni Mechitaristi, ed infine alla famiglia Bevilacqua, e precisamente alla duchessa Felicita Bevilacqua La Masa. È lei a destinare il palazzo all’arte moderna, lasciandolo a questo scopo alla città nel 1898.
Nel 1902 il Comune di Venezia decide di sistemare a Ca’ Pesaro la collezione municipale d’arte moderna, che nasce nel 1897. Inoltre all’inizio del Novecento nell’ammezzato vengono ospitate le storiche Mostre Bevilacqua La Masa (1908 – 1924) che nella storica contrapposizione alle Biennali di Venezia promuovono artisti come Umberto Boccioni, Felice Casorati, Gino Rossi, Arturo Martini. Con gli anni la collezione si arricchisce attraverso acquisti e donazioni. Dopo quella fondativa del principe Alberto Giovanelli, vanno ricordate le donazioni dei baroni Edoardo Fanchetti ed Ernst Seeger, di Filippo Grimani e delle Associazioni cittadine. Del 1914 l’acquisto delle più importanti cere di Medardo Rosso.
Il Comune acquista delle opere alle Biennali veneziane, privilegiando fino agli anni ’50 l’arte europea, dato che per l’arte italiana era incaricata la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Arrivano capolavori di Gustav Klimt, Marc Chagall e notevoli opere da Paul Klee a Henri Matisse a Henry Moore.
Dagli anni ’60 Ca’ Pesaro si rivolge anche all’arte italiana ed accresce ulteriormente il suo patrimonio artistico con il lascito De Lisi costituito da opere di Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico, Carlo Carrà oltre che di Wassily Kandinsky, Juan Mirò e dell’appena scomparso Sebastian Matta. Recentemente va segnalata l’importante donazione Wildt del 1990.
I lavori di restauro, su progetto di Boris Podrecca in collaborazione Marco Zordan, sono stati realizzati “a partire da un’attenta rilettura del palazzo e della sua storia, recuperandone gli elementi più significativi e favorendo i collegamenti tra l’edificio ed il tessuto urbano circostante”, dotando inoltre il museo anche di impianti tecnologicamente avanzati e di moderni servizi: dagli spazi di accoglienza alle aree riservate alla didattica, dagli ascensori per disabili alla libreria e al bar, accentuando quello che è stato definito “il carattere pubblico dell’edificio”. Inoltre accurati interventi di pulizia e manutenzione hanno coinvolto sia l’intero apparato decorativo del palazzo (affreschi, dipinti, soffitti, stucchi ecc.), sia le collezioni. Il progetto di restauro è costato in lire più di 13 miliardi e mezzo ed ha coinvolto 3700 m2 di superficie espositiva
Un museo che si presenta integralmente rinnovato anche nel percorso espositivo e nell’allestimento ordinati da Giandomenico Romanelli e Flavia Scotton, che hanno ripensato la comunicazione visiva necessaria per avvicinarsi alle le complesse trame storico artistiche suggerite dalle opere della collezione. La guida, pubblicata da Marsilio, sarà disponibile in occasione dell’apertura.
In concomitanza con questo importante evento, al piano terreno del palazzo è stata allestita una mostra “Omaggio a Emilio Vedova”, in cui il grande artista veneziano presenterà una importante ed in parte inedita serie di lavori su carta degli anni ’60 e degli anni ’80.
Il modo migliore forse per aprire il nuovo corso di un’istituzione, la cui storia ha radici lontane, in luoghi irriducibili a rappresentazione, agitati dalla passione che nella sfida alla luce e all’oscurità trasforma continuamente le forme dell’arte.
stefano coletto
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