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15
ottobre 2014
Finissage Steve Reich e Biennale Musica Venezia
venezia
«Di giorno ascoltavo Berio, di notte Coltrane». Lo dice Steve Reich, Leone d'oro alla carriera all’ultima Biennale Musica. Dove racconta la sua visione. Un patchwork capace di oltrepassare i confini -
La 58a edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia si è aperta con l’omaggio a Steve Reich, leone d’oro alla carriera per il 2014 con il merito di aver creato composizioni di riconosciuta originalità e per essere riferimento ed ispirazione per le giovani generazioni. Nella sua musica, figlia del cosmopolitismo, sono confluite una serie di esperienze culturali di derivazione antica e contemporanea, europea ed americana. Nato a New York nel 1936, ha proseguito gli studi in California sotto la guida di Luciano Berio e Darius Milhaud dividendo le sue giornate tra le colte ricerche europee e l’amore per la musica popolare folk americana ed il be-bop. La presenza del musicista in laguna è stata celebrata da un incontro aperto al pubblico presso Cà Giustinian, durante il quale l’artista, intervistato dal critico musicale Oreste Bossini, ha presentato Radio Rewrite, composizione del 2012 recentemente pubblicata anche in Italia. L’opera è nata dall’incontro casuale con i Radiohead avvenuto durante una performance in cui Jonny Greenwood eseguiva Electric Counterpoint di Reich. Fondata sul riuso di due brani della band, precisamente Everything in its right place e Jigsaw falling into Place, e seguendo la struttura tipica delle composizioni di Reich qui divenuta di cinque movimenti alternati tra Fast e Slow, Radio Rewrite s’inserisce compiutamente nel percorso musicale di Reich caratterizzato dal recupero della melodia attraverso l’utilizzo del phasing, interpretazione moderna del canone. Dopo aver ricostruito un personale olimpo di divinità musicali composto da Bach, Bartók , Coltrane, Stravinskij e Perotinus, Reich ha spiegato il suo interesse per le speech melodies, registrazioni di voci riutilizzate come fonti di armonia e melodia musicale, narrando l’accidentale scoperta delle teorie del ceco Janáček circa la melodia del discorso e della parola in un percorso che s’intreccia all’esperienza di Berio e Cathy Berberian. A riunire l’Ottocento con il suo Novecento e gli Anni zero ci pensano le riflessioni sul folklore e la creazione della melodia, negata e dimenticata dalla polifonia di Schoenberg e dalle ricerche di musica concreta.
In occasione della cerimonia di consegna del premio, alla presenza del compositore e direttore del settore musica Ivan Fedele e del presidente della Biennale Paolo Baratta, si è tenuta l’esecuzione di City Lights e Triple Quartet dell’orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, diretta per l’occasione dal maestro Jonathan Stockhammer. Due composizioni di grande bellezza eseguite con sapienza e intensità che hanno regalato ai presenti un concerto memorabile, con un Triple Quartet eseguito in contemporanea da tre quartetti d’archi secondo una struttura che concatenava i primi violini di ogni quartetto i quali, seguiti dai membri del proprio, dipendevano totalmente dal maestro, rivelando una complessità inedita per un brano usualmente suonato da un quartetto dal vivo in coordinazione con il nastro registrato su cui sono incise le parti dei restanti due quartetti.
Un’inizio all’insegna della musica contemporanea d’area americana completato dall’orchestra Eco Ensemble di Berkley, con le esecuzioni di Nagoya Marimbas di Reich, e brani di Philippe Le Roux, Franck Bedrossian, Cindy Cox, John Adams, Edmund Campion, Aaron Einbond e John MacCallum per presentare le diverse diramazione del contemporaneo d’oltreoceano tra post-spettralismo, registrazioni ambientali e strumenti informatici.
La Biennale Musica è invece tornata con ricerche al limite tra musica etnica, elettronica, antica e contemporanea, suonata con strumenti acustici, elettroacustici ed elettronici dalla Galata electroacustic orchestra, con l’opera-mosaico realizzata per il progetto Tesela e presentata dall’Orchestra sinfonica di Euskadi e con l’opera Kates I Rades del compositore albanese Admir Shkurtaj, narrazione musicale dell’affondamento della motovedetta omonima avvenuto nello stretto di Otranto negli anni novanta. Altri importanti appuntamenti sono Vesalii Icones, in un omaggio a Sir Peter Maxwell Davies interpretato da Contempoarteensemble, composizione ispirata dalle illustrazioni tratte dal De humani corporis fabrica del 1543 di Vesalius, il concerto di Ensemble Intercontemporain con opere di Fujikura, Ligeti, Adamek, Bouliane e Shpilman, ed infine Indigene, spettacolo realizzato in collaborazione con la biennale di danza diretta da Virgilio Sieni.
Alessandra Franetovich