È alla sua prima personale italiana
Elliott Hundley (Los Angeles, 1975), artista rappresentato dalla galleria newyorkese Andrea Rosen, il cui lavoro è già stato esposto nei più prestigiosi e autorevoli templi dell’arte, dal londinese Saatchi al Guggenheim di New York, dalla Fondazione Dakis Joannou Deste di Atene al Moca di Los Angeles.
Le sue sculture sono organismi complessi che sembrano strutturarsi acquisendo via via forma nello spazio come per naturale crescita organica; sono rocamboleschi poemi visivi, strutture narrative aperte in cui s’intrecciano e si inter-relazionano storie personali ed elaborazioni da miti arcaici, natura e cultura, in equilibri instabili e perfetti di materie eterogenee. Vetri, disegni, perline, plastica, ritagli di riviste, pittura, frammenti di oggetti, pezzi di ceramica, scatti di cui l’artista è spesso autore e talora soggetto, scritte, brandelli di tessuti entrano a comporre collage sincretici dove, a prima vista, ogni regola è sovvertita e non c’è separazione tra spazio fisico e luogo interiore, riferimenti letterari e autoreferenziali frammenti biografici.
Bisognerebbe avere mille occhi. Le composizioni sono scenari animati da un ritmo serrato e battente, con omini impegnati a inerpicarsi su scale a pioli senza apparenti motivi, azioni sganciate dallo scopo che le genera e divenute principi dinamici, elementi di un puzzle il cui significato resta un invito a riflettere, per ricostruire ciascuno una storia reale o sognata.
Con la curiosa foga del naturalista e la fantasia del folletto, appunta con spilli figure miniaturistiche e materiali usati generalmente per le decorazioni come perline, strass, fogliette che un solo soffio può scompigliare e mettere sottosopra, dando all’intera opera un fremito di moto e colore.
Non è il caos a ispirare queste originalissime creazioni, bensì Euripide, la cui effige dipinta e “
oscurata da fiori” accoglie il visitatore nella luminosa sede della galleria Il Capricorno, nota per lavorare con giovani talenti che si fanno strada nel mondo dell’arte. Ciascun lavoro di Hundley ha origine da una suggestione legata al mondo degli eroi greci: il polittico
La pazzia scende sulla casa di Heracles racconta, con riferimenti criptici, una miriade di strass appuntate su un panneggio a pieghe fatto di lucidi sacchi neri dell’immondizia, foto e dipinti, di come gli dei fecero diventare pazzo l’eroe che, uccisi moglie e figli, abbandonò la sua casa, o la scultura-veliero con reti e inserti di corallo e conchiglie che narra di come Polidoro, spedito al sicuro con un tesoro presso il re tracio Polimestore, venne da questi accoltellato per impossessarsi del denaro e gettato in mare; o ancora il
Sacrificio di Polissena, sfortunata figlia di Priamo, re di Troia, che venne sacrificata sulla tomba del greco Achille, il cui fantasma ne reclamava, per vendetta, la morte.
Non è possibile passare su queste opere uno sguardo frettoloso. La misteriosa
imagerie, come in un rito magico, comincerà a rivelarsi poco a poco, solo dopo aver saggiato la disposizione d’animo di chi è di fronte, per coinvolgerlo nel suo fantastico universo. Donandogli, come per incanto, la capacità visiva di mille occhi.