Difficile immaginare che una delle icone più celebri e
citate dei nostri tempi abbia faticato tanto prima di esser riconosciuta come
indiscusso capolavoro. Il disegno dell’
Uomo vitruviano è rimasto pressoché ignoto fra i
suoi contemporanei, salendo agli onori della cronaca d’arte soltanto nel 1810,
in una pubblicazione del collezionista Giuseppe Bossi. E in seguito si dovette
attendere la metà del secolo scorso perché riuscisse a superare le diffidenze
di chi ne contestava l’aspetto ambiguo, non chiaramente ascrivibile all’ambito
scientifico o a quello artistico del corpus leonardiano.
La mostra che ridona visibilità al disegno di
Leonardo (Vinci,
1452 – Amboise, 1519), a sette anni dalla sua ultima apparizione, si occupa
espressamente di questo suo carattere ambivalente, “
tra arte e scienza”, come indicato da titolo e testi in catalogo.
Sul foglio, oltre al celeberrimo disegno, compaiono le
note di Leonardo che descrivono l’immagine, capolavoro di proporzioni realizzate
secondo il modello dell’
homo ad quadratum e
ad circulum dei trattati di “
Vetruuio
architecto”. Il
testo di Leonardo riguarda i rapporti fra le parti che compongono il corpo
dell’uomo, e fra le stesse e il quadrato e il cerchio in cui è inscritto. Questo
aspetto antropometrico torna all’esterno della figura,
in una linea sotto il
disegno, divisa secondo il passo delle relazioni tra le porzioni d’uomo
raffigurate,
“diti”,
“palmi”,
“piedi”,
“cubiti”,
“passi”, fino ad arrivare all’intero
“homo”.
Il disegno è collocato al centro d’una piccola sala, dietro
una teca che rispetta le prescrizioni riguardanti
luce, temperatura e umidità costanti necessarie alla sua conservazione, mentre ai
suoi lati vengono ricavate due nicchie sulle cui pareti sono proiettati
altrettanti video. Il primo rielabora graficamente il disegno leonardiano,
evidenziando le relazioni antropometriche e mettendolo in rapporto con
raffigurazioni dell’
homo ipotizzato da
Vitruvio come unità di misura esemplare
per l’architettura, sottolineando come quella leonardiana sia una soluzione d’impareggiata
armonia.
Il secondo video inserisce la raffigurazione di Leonardo
all’interno dell’indagine umanistica sul rapporto fra uomo e cosmo. Qui le
relazioni fra le parti diventano metafora di quelle tra umano e divino, secondo
trattazioni cosmologiche che, a partire dal Medioevo, hanno fatto del cerchio e
della linea curva uno strumento di raffigurazione in grado di trasporre
“l’uomo
dalla dimensione del limite terreno a quella del mondo celeste, perfetto e
incorrutibile”,
come indicato in catalogo da Alba Zanin
.Leonardo è sicuramente consapevole non solo delle relazioni
matematiche istituite fra le parti, alla ricerca di quella “
divina
proporzione”
trattata dall’amico matematico Luca Pacioli, ma anche della valenza esoterica
delle figure geometriche che utilizza.
Tutti questi aspetti contribuiscono a realizzare una
figura la cui ambiguità non può essere definitivamente risolta, e la cui
visione dal vero, come quella di ogni grande
capolavoro, si rivela un’esperienza infinitamente più ricca di quanto la sua
diffusione farebbe sospettare.