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11
gennaio 2008
fino al 10.II.2008 Georges Adéagbo Venezia, Fondazione Querini Stampalia
venezia
Un collage di reperti, di oggetti trovati e conservate. Ognuno di essi testimonia una storia diversa. Georges Adéagbo realizza un lavoro dove le origini africane si celano nel contemporaneo...
È necessario del tempo per riuscire a osservare tutti i frammenti che colmano le pareti della sala delle esposizioni di Palazzo Querini. Un’installazione totale, attraverso la quale si legge il viaggio esperienziale di Georges Adéagbo (Cotonou, 1942), partito dall’Africa occidentale verso l’incontro con l’Europa.
Il suo lavoro è contaminato da influenze e ricordi relativi a un passato che viene testimoniato da una miriade di quotidiani, locandine di mostre, libri e qualsiasi altro reperto che l’artista abbia ritenuto importante conservare. Quasi una manìa di collezionismo, che rende formalmente le sue installazioni un reticolo d’immagini e di storie concatenate fra loro in un insieme narrativo. Ogni singolo frammento recuperato e affisso alle pareti o disposto per terra definisce lo spazio della sala. Allo spettatore è data la possibilità di seguire un percorso e di rievocare una storia lontana e vicina, dove solo i giornali o le locandine definiscono un tempo preciso. L’universo linguistico disparato confluisce nell’installazione che l’artista ha concepito attraverso diversi livelli di argomentazione. Gli unici interventi realizzati direttamente da Georges Adéagbo sono piccoli manoscritti e note che ha apposto sui singoli pezzi.
Non è la prima volta a Venezia per l’artista, che nel ‘99, in parallelo alla Biennale, presentò un’installazione site specific all’esterno dell’Arsenale. Alcune foto di quell’intervento, che decretarono la sua fama e l’attenzione da parte delle istituzioni, introducono la mostra alla Querini Stampalia. Il lavoro La rencontre è presentato nell’ambito dell’iniziativa “Conservare il futuro”, promossa dalla Fondazione col sostegno della Regione del Veneto, che già ha avuto come protagonisti artisti del calibro di Remo Salvadori, Elisabetta Di Maggio e Candida Höfer.
Fra gli obiettivi posti dalla Fondazione c’è la volontà di preservare il futuro a partire da un’azione d’indagine e attenzione verso il passato. Il secondo piano dell’esposizione dimostra questo sforzo: negli spazi che anticamente ospitavano le stanze della famiglia Querini, Adéagbo ha allestito le sue opere attraverso un progetto curatoriale decisamente interessante. Se le sue installazioni hanno la denominazione di site specific, allora le stanze non sono più semplice sfondo, ma agiscono sullo spettatore e sulle opere in stretta compenetrazione. In quelle stanze si scorgono i primi segnali dell’arte o, meglio, della pratica artigianale proveniente dall’Africa. L’artista ha infatti portato nel suo Paese le immagini di Palazzo Querini e delle opere degli artisti che vi avevano già lavorato, in modo che un’équipe di artigiani riproducesse e interpretasse il contesto attraverso delle sculture realizzate tradizionalmente in legno.
Le radici di un’arte, che nel Novecento è stata tanto imitata e amata dagli artisti che popolavano le metropoli dell’avanguardia, vengono ora ospitate in una cornice mista di tradizione e attualità. Quale dev’essere l’arte contemporanea.
Il suo lavoro è contaminato da influenze e ricordi relativi a un passato che viene testimoniato da una miriade di quotidiani, locandine di mostre, libri e qualsiasi altro reperto che l’artista abbia ritenuto importante conservare. Quasi una manìa di collezionismo, che rende formalmente le sue installazioni un reticolo d’immagini e di storie concatenate fra loro in un insieme narrativo. Ogni singolo frammento recuperato e affisso alle pareti o disposto per terra definisce lo spazio della sala. Allo spettatore è data la possibilità di seguire un percorso e di rievocare una storia lontana e vicina, dove solo i giornali o le locandine definiscono un tempo preciso. L’universo linguistico disparato confluisce nell’installazione che l’artista ha concepito attraverso diversi livelli di argomentazione. Gli unici interventi realizzati direttamente da Georges Adéagbo sono piccoli manoscritti e note che ha apposto sui singoli pezzi.
Non è la prima volta a Venezia per l’artista, che nel ‘99, in parallelo alla Biennale, presentò un’installazione site specific all’esterno dell’Arsenale. Alcune foto di quell’intervento, che decretarono la sua fama e l’attenzione da parte delle istituzioni, introducono la mostra alla Querini Stampalia. Il lavoro La rencontre è presentato nell’ambito dell’iniziativa “Conservare il futuro”, promossa dalla Fondazione col sostegno della Regione del Veneto, che già ha avuto come protagonisti artisti del calibro di Remo Salvadori, Elisabetta Di Maggio e Candida Höfer.
Fra gli obiettivi posti dalla Fondazione c’è la volontà di preservare il futuro a partire da un’azione d’indagine e attenzione verso il passato. Il secondo piano dell’esposizione dimostra questo sforzo: negli spazi che anticamente ospitavano le stanze della famiglia Querini, Adéagbo ha allestito le sue opere attraverso un progetto curatoriale decisamente interessante. Se le sue installazioni hanno la denominazione di site specific, allora le stanze non sono più semplice sfondo, ma agiscono sullo spettatore e sulle opere in stretta compenetrazione. In quelle stanze si scorgono i primi segnali dell’arte o, meglio, della pratica artigianale proveniente dall’Africa. L’artista ha infatti portato nel suo Paese le immagini di Palazzo Querini e delle opere degli artisti che vi avevano già lavorato, in modo che un’équipe di artigiani riproducesse e interpretasse il contesto attraverso delle sculture realizzate tradizionalmente in legno.
Le radici di un’arte, che nel Novecento è stata tanto imitata e amata dagli artisti che popolavano le metropoli dell’avanguardia, vengono ora ospitate in una cornice mista di tradizione e attualità. Quale dev’essere l’arte contemporanea.
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mostra visitata il 16 novembre 2007
dal 16 novembre 2007 al 10 febbraio 2008
Georges Adéagbo – La rencontre
a cura di Chiara Bertola e Stephan Köhler
Fondazione Querini Stampalia
Campo Santa Maria Formosa – Castello 5252 – 30122 Venezia
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì e sabato ore 10-22
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Gli Ori
Info: tel. +39 0412711411; fax +39 0412711445; fondazione@querinistampalia.org; www.querinistampalia.it
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