Il domestico, ovvero la pornografia dei sentimenti. A cominciare dal titolo (De rebus domesticis, seu affectuum lascivissimae picturae), che si è scelto elegantemente di comporre in latino. Le due facce della medaglia, vita domestica e pornografia dei sentimenti (e perfino sentimenti della pornografia), vengono a coincidere nel nuovo lavoro di Alvise Bittente (Venezia, 1973), capace di indagare con spudorata ironia le pieghe più intimamente banali della vita. I suoi disegni, scarni ed essenziali, sono l’emblematico punto d’incrocio dell’economia del soggetto rappresentato con l’economia dell’agire artistico. Ma non quella del pensiero, che sgorga anzi arzigogolato e barocco, talvolta perfino troppo autocompiaciuto nelle proprie evoluzioni da saltimbanco.
I suoi soggetti sono quelli della casa, vissuta e abitata da uomini e donne. Dalla coppia, si direbbe. Tra pareti che diventano mura di un piccolo carcere familiare, fatto di lavoro in cucina, pulizie, gelosie, attese per il “cesso mai libero”. Raggruppati in sette serie fantasiosamente titolate, ci sono disegni dedicati alle diverse stanze della casa, realizzati su brandelli di fogli incollati a carta da pareti kitsch anni Sessanta o tovagliette ocra -simili a quelle delle pizzerie- talvolta macchiate e sporche come fossero state usate.
Ecco quindi una moka e tazzine da caffé con cucchiaino, titolati Tracce di rossetto sul collo della camicia, frase che Bittente spiega facendo riferimento ad una parodia di un probabile tradimento mattutino, smascherato da una donna perspicace. E ancora gli oggetti della cucina −ambiente sensuale ma anche unto in cui si fa la carne e si frigge− appesi al gancio da macellaio in Carnevale al macello. E come non potrebbe essere la cucina il centro dell’attenzione? È il luogo in cui si hanno le mani in pasta, e per questo l’artista disegna arnesi da impasto su dei veri grembiuli gialli che diventano un calvario/sindone/sudario da lavoro da “fucina domestica”. Le uniche, piccole e misere, consolazioni per la vita a due sono le carte da gioco, evocate ne L’inaugurazione delle picche che di perso i cuori ne rimane solo i fiori e lo svago per casalinghe veloci de L’idràaulico solido con una marcia in più in cui gli sturalavandini diventano inusuali strumenti di piacere femminile.
E alla nostra casalinga che nasconde i trucioli sotto il tappeto del salotto non resta che buttarsi nel sentimentale da arie d’operetta. Come quelle cantate durante l’inaugurazione da un interprete in pigiama e vestaglia.
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mmmmm... mi sa che dopo aver camminato per un po' sul filo del rasoio si sia lasciato cadere... peccato.
Minimalismo rococó? mmmmmm...
eh appunto Stipite (l'avvocato?), fra il dire e il fare c'è di mezzo il male ed era bello riuscisse a camminare lì, sul filo del rasoio.
Dire tanto senza fare o fare troppo senza dire è deludente.
Lo riguardo e mi vengono in mente Mambor, Griffa, robivecchi...
non assecondatelo, è arido secco questo artista che non conosce la beltà delle giovani ragazze di campagna che cercano distratte quanto serve, quel che non osano desiderare ma bensì scovano. Si avvale di tennis senza ping pong, nonche stratagemmi senza rubini, smerdate piùcché smeraldi e zampironi piuttosto di pungere. ricordatevi che tra'l dire e fare c'é di mezzo il male.