Nel
Requiem di Tommaso da Celano è scritto:
Giorno d’ira, quel giorno distruggerà il mondo nel fuoco.
Dies Irae è anche il titolo della mostra veronese e di un’opera di
Silvano Tessarollo (Bassano del Grappa, 1956).
A guardare le sue sculture, sembrerebbe che il mondo sia già stato distrutto da un tremendo incendio, perché rappresentano quello che rimane delle cose. Ma il nucleo, composto da quattro opere realizzate nel corso di quest’anno -oltre a
Dies Irae,
Il vivere è consumato,
Conti solo i giorni passati e
Inferocita terra-, non vuole essere una considerazione basata su qualche teoria della catastrofe. I materiali utilizzati sono la cera, il ferro, lo spago, il cartone e gli smalti industriali. E il primo aspetto che salta agli occhi è proprio questa sorta di viaggio nei materiali. Tessarollo li utilizza per arrivare al punto finale. Chi vede queste opere è come se vedesse il cadavere di un oggetto. Come se fosse avesse subito una repentina metamorfosi, che rende appena riconoscibile la sua forma originaria. Si tratta dunque di un percorso che ha focalizzato la propria visione su quel che è rimasto di piccole giostre, di giocattoli perduti. L’effetto suscitato da queste installazioni è un ipnotico e sinistro piacere della visione. La loro apparente bruttezza, dovuta allo stato di distruzione, si tramuta in attrazione sublime.
Il lavoro che Tessarollo ha messo in campo è dunque il risultato di una maniacale ricerca che trova nell’arte la possibilità di una rappresentazione della catastrofe. Ogni elemento che forma queste ruote immobili, con ciò che rimane dei seggiolini delle giostre, è sigillato con “tinture” di cera. Nulla è lasciato al caso. Per lavorare la cera occorre essere rapidi, perché da sostanza fluida essa diventa immediatamente solida, intrattabile. Allo stesso modo, queste opere interrompono il processo di decomposizione in un momento preciso, una volta per tutte. Così la scultura
Il vivere è consumato, giostra distrutta che non può che esprimere la “miseria della forma”. È la medesima proposta visiva di
Dies Irae e di
Conti solo i giorni passati. Con
Inferocita terra, la distruzione è arrivata al frammento del relitto e a malapena si capisce che un tempo quello era un giocattolo.
Viste complessivamente, sembrano costituire una sequenza. Dove l’oggetto della rappresentazione è la memoria di una forma che un tempo si basava sul movimento e che ora è collassata. Tessarollo rappresenta un ipotetico frammento ritrovato che non evoca immagini di un futuro possibile, bensì tutte le macerie della storia che dimorano nelle nostre profondità.