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enfatizzare “la stranezza, la sorpresa e
il distacco”, come “primitivi
mercenari nell’epoca moderna”. Sono queste le parole d’ordine del
Vorticismo, movimento d’avanguardia inglese d’ispirazione worringeriana e
d’impronta futurista, che si distacca dalla “limitata immaginazione di Mr. Marinetti” non sopportandone il
macchinismo incapace di riconoscere la potenza vitalistica dell’uomo selvaggio.
L’energia del vortice a cui aspirano gli artisti che tra il 1913 e il 1918 si
riuniranno attorno a Ezdra Pound, Wyndham Lewis e alla rivista Blast è infatti presente nel caos
dell’imperfezione e in quelle naturali profondità umane che racchiudono ma non
dominano le pulsioni sessuali.
La mostra ripropone opere che parteciparono alle tre
esposizioni storiche del gruppo, la prima del 1915 a Londra, la rassegna
americana del 1917 e la coeva ultima esposizione dedicata ai caleidoscopici
esperimenti fotografici di Alvin
Llangdon Coburn.
Nelle prime due mostre si sommano dipinti di ispirazione
astratta, che si animano secondo costruzioni caotiche di segmentati che
sembrano accelerare fino a travalicare i confini del quadro. Non vengono
tralasciate le composizioni grafiche di Lewis ed Edward Wadsworth, che troveranno largo spazio e diffusione sulle
pagine di Blast. Ma sono soprattutto
le sculture di Jacob Epstein e Gaudier-Brzeska che faranno scuola,
influenzando con il loro stile geometrico e primitivo Henry Moore e la nuova generazione di scultori inglesi.
La forza del loro contributo è evidente fin dalla prime
due sale introduttive che espongono due icone del movimento. Una è Testa ieratica di Ezdra Pound di
Gaudier-Brzeska, che esplicita il legame tra dimensione sessuale-primordiale e
potenza intellettuale combinando le forme totemiche e geometrizzate del volto
con la forma fallica evidente sul retro. Una spettacolare introduzione al
movimento è data da Rock-Drill di
Epstein, che pone su una vera trivella un’aggressiva figura che unisce alieno e
bestiale, con una testa a metà tra il muso e l’elmetto e il corpo scavato con
le costole in evidenza. Un’immagine sinistra nella quale, come dichiarò più
tardi il suo autore, non c’era “nessuna
umanità, solo il terribile mostro di Frankenstein in cui ci eravamo trasformati“.
Come annunciato sul secondo e ultimo numero di Blast –
recentemente riedito insieme al primo e sfogliabile in mostra – i fragori della
guerra sopraffarono il Vorticismo. David
Hulme, teorico del gruppo, e Gaudier-Brzeska vi persero la vita e gli altri
non riuscirono più a sostenere la stessa violenta ansia di cambiamento che li
aveva portati inneggiarla. Come
affermò qualche anno più tardi lo stesso Lewis: “Il Vorticismo più che l’annuncio di un nuovo ordine fu il sintomo della
malattia terminale del vecchio. Il
mondo meraviglioso era un miraggio, una trappola e una delusione“.
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stefano mazzoni
mostra visitata il 4 febbraio 2011
dal 28 gennaio al
15 maggio 2011
I Vorticisti.
Artisti ribelli tra Londra e New York
a cura di Mark
Antliff e Vivien Greene
Collezione Peggy Guggenheim – Palazzo Venier dei Leoni
Dorsoduro 701 (zona Accademia) – 30123 Venezia
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-18
Ingresso: intero € 12; ridotti € 10
Catalogo Tate Publishing
Info: tel. +39 0412405411; fax +39 0415206885; info@guggenheim-venice.it; www.guggenheim-venice.it
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