Lâintenso âCrocifissoâ di Donatello prestato dalla Basilica di SantâAntonio a Padova è collocato al centro della mostra, su un alto pannello rosso porpora, nellâimponente salone del medievale Palazzo della Ragione. Il colpo dâocchio è forte, accresciuto dal contrasto con lo sfondo, pieno di ponteggi in tubi innocenti montati per il restauro del soffitto. Lâallestimento occupa infatti solo metĂ dello spazio mentre il resto è chiuso per lavori.
Avvicinandosi alla grande croce bronzea si nota il corpo robusto realizzato con prepotente realismo: la superficie è scavata per descrivere le ciocche dei capelli, i ricci della barba e anche i taglienti incavi delle ferite; la vena evidente sulla fronte e le labbra tese in una smorfia di dolore conservano una sofferenza tutta umana. La scultura, che oggi è inserita nel ânuovoâ altare del Santo riassemblato da Boito alla fine dellâOttocento, è la prima opera padovana di Donato Bardi detto Donatello, eseguita tra il 1443 e il 1449.
Lo scultore fiorentino allievo di Lorenzo Ghiberti si era trasferito a Padova dal 1443 al 1454. Grazie alla sua presenza nacque in cittĂ una nuova scuola del bronzetto che raggiunse vertici di grande raffinatezza e preziositĂ . Attraverso la produzione di piccole sculture in bronzo Padova divenne con Firenze uno dei principali centri dâirradiamento del linguaggio rinascimentale nellâItalia del Nord.
Durante il suo soggiorno lâartista aveva realizzato il complesso architettonico scultoreo dellâaltare maggiore per la Basilica del Santo, dove il Crocifisso era inserito, e il âMonumento a Gattamelataâ per la piazza antistante la chiesa. Sul suo esempio si formò una scuola locale di scultori del bronzo assai fiorente, con alcuni autentici geni quali il Bellano e il Riccio, di cui dĂ ampio conto la mostra esponendo un centinaio di bronzetti provenienti da collezioni, chiese e musei padovani, italiani ed esteri.
Viene cosĂŹ valorizzato il patrimonio cittadino e messo a confronto con prestiti eccezionali che permettono di ricostruire il fenomeno, durato tutto un secolo, del bronzetto rinascimentale, che divenne in breve un oggetto da collezione.
Lâitinerario inizia con alcuni straordinari pezzi creati da Donatello per lâaltare maggiore, il quale venne modificato nel 1579 in seguito alle indicazioni del Concilio di Trento. Statue e lastre furono disperse e poi ricomposte solo nellâOttocento; sebbene molto note, erano e sono di fatto precluse alla visione diretta e ravvicinata poichĂŠ poste allâinterno del presbiterio, non accessibile al grande pubblico. I frati della Basilica hanno eccezionalmente concesso il Crocifisso (sostituito temporaneamente con una copia) e due delle grandi formelle coi âMiracoli di SantâAntonio â e altrettante lastre con angeli musicanti. Nel âMiracolo della mulaâ e nel âMiracolo del cuore dellâavaroâ, 1446-1449, si raggiungono effetti di incredibile profonditĂ spaziale e intensitĂ drammatica attraverso una sottile gradazione del rilievo e unâabile distribuzione delle masse dei personaggi.
Di Donatello anche un puttino alato che lotta con due aspidi proveniente da Londra, che allude forse alla vittoria dellâamore sul peccato. Suo pure un calco in gesso della testa del Gattamelata. I capolavori che ha lasciato a Padova, in sintesi, ci sono tutti.
La mostra prosegue illustrando con piccole sezioni monografiche le personalitĂ formatesi alla sua scuola. Il primo, Bartolomeo Bellano, è una vera sorpresa. Entrato giovanissimo nella bottega del maestro, lo seguĂŹ anche a Firenze per tornare poi a Padova dove lavorò fino a fine Quattrocento. Di grande qualitĂ le due tavole bronzee con storie bibliche provenienti dallâinterno del coro del Santo, i piccoli bronzi di soggetto mitologico e il putto reggiscudo provenite dal Monumento funerario Roccabonella che si trova nella chiesa di San Francesco a Padova. Questâultimo capolavoro fu completato da Andrea Briosco detto il Riccio, attivo a Padova fino alla morte nel 1532. Fu un maestro del piccolo bronzo poichĂŠ realizzò sculture autonome di piccole dimensioni (figure mitologiche, fanciulli, satiri) e oggetti dâarte applicata (lampade, calamai, candelieri) ispirati al gusto classico e rifiniti con realismo e grande cura per diventare âmonumenti da scrivaniaâ negli studi degli umanisti.
Sono i primi decenni del Cinquecento ed emerge la produzione di altri due maestri, fino a poco tempo fa confusa con quella del Riccio: Severo da Ravenna, con soggetti religiosi per la devozione privata caratterizzati da minuziose finiture, e Desiderio da Firenze con raffinati bruciaprofumi.
Accanto ai soggetti mitologici e religiosi i collezionisti chiedevano anche piccoli animali (rospi, crostacei, serpenti) e oggetti legati allâuso pratico (lucerne, vasi, incensieri), una produzione copiosa ma in gran parte rimasta anonima.
Avanzando nel Cinquecento emergono altri eredi della tradizione donatelliana: Giovanni Maria Mosca, Agostino Zoppo, Tiziano Minio, Vincenzo e Gian Gerolamo Grandi, Giovanni da Cavino, Danese Cattaneo (toscano, che importò il gusto manieristico), Francesco Segala, Girolamo Campagna. Il padovano Tiziano Aspetti, operoso fin dallâinizio del Seicento, è lâultima figura, con capolavori come i rilievi del âMartirio di San Danieleâ eseguiti per i Duomo: la scultura veneta è ormai avviata verso il barocco.
Lâallestimento è molto accurato, con vetrine che permettono di vedere le opere da tutte le angolazioni (in alcuni casi poggiano su una base di specchio che mostra le finiture delle parti interne) e ben illuminate con fibre ottiche che esaltano le superfici e le diverse colorazioni del bronzo (che dipendono dalle proporzioni diverse di rame e stagno che compongono questa lega). Utili anche le sintetiche didascalie.
Il percorso è completato da un video di Giancarlo Cappellaro sulla âBasilica di SantâAntonioâ.
Lâesposizione è stata realizzata con la consulenza di Vittorio Sgarbi che giĂ aveva focalizzato lâattenzione su Padova come capitale della pittura Trecento grazie alla presenza di Giotto e ora propone la cittĂ come centro della scultura rinascimentale creato da un altro fiorentino, Donatello.
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Hai davvero ragione Marco...
... il tuo è un parere modesto, molto modesto.
Ciao, Biz.
secondo il mio modesto parere il david è una natura morta sarcastisca ed egoistica sulla vera natura dell'uomo. Ispirata ad un'epoca remota e non discutibile nella contemporaneità . Quindi Donatello, per mè è un artista del passato non proiettabile in un futuro a differenza di un Leonardo o di un Michelangelo.