“Andavamo, correvamo,
Fabbriche, raffinerie, cantieri navali, magazzini, navi passeggeri,
ferry-boat, petroliere, sentieri, canali,
Navigavamo da un molo all’altro,
Deserto o sonoro,
imparavo che non si sa mai dove finisca,
Dove comincia Marghera,
Né fine né inizio, imparavo che tutti i grandi porti fatalmente si assomigliano,
Ma il metallo, il cemento o gli uomini ci borbottavano nelle orecchie,
Ci sussurravano che eravamo in un centro del mondo,
Qui a Marghera”
Anche Claudio Boniciolli, Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, rileva questi interessanti aspetti e soprattutto la testimonianza storica di chi vi passa e vi è passato con motivazioni diverse la propria vita. Insieme agli uomini vi è la vita del mare, della laguna, dell’aria che si respira intorno, di tutti gli edifici, gli scafi, i carichi di merce che si specchiano sull’acqua, che riflette e fotografa ogni momento rendendolo poi agli occhi e alla curiosità; il tutto alternato da momenti d’intenso brulicare e di calma, di fatica e d’attesa.
Una mostra che non è solo fotografia, ma è: poesia, pittura e teatro. Infatti, i testi di Jouve, relativi alle varie sezioni, sono quasi una poesia racconto, un po’ alla Cesare Pavese, l’elemento poetico è narrato con le esperienze, gli ideali, le aspettative, la lotta per vivere e sopravvivere ed i sentimenti che nascono in questo luogo.
E’ pittura perché le foto sono pennellate ricercate in particolari, in angoli, nei colori che solo un artista così poliedrico poteva cogliere, non s’identificano con la ricerca del bello e del suggestivo, ma sono elementi di una performance pittorica, di una moderna intuizione che permette di vedere e di sentire oltre l’immagine.
E’ teatro, soprattutto nell’espressione degli uomini, sul sorriso, l’umorismo delle loro smorfie, sulla fatica segnata dal sudore, dai gesti, dagli oggetti che stanno intorno a loro. Ma anche nell’incrocio di strade, ferrovie, rotte marittime, canali, da dove parte e arriva la vita.
Il porto vive e si alimenta di materie, di prodotti industriali greggi e lavorati e nutre l’immaginario: navi, magazzini sono stomaci da riempire, svuotare di prodotti, di viaggi, di vagabondi di altri paesi lontani, di miserie e di ricchezze del Mondo.
Di un teatro della vita che va dal comico al grottesco, dalla satira all’ironia, che testimonia la storia degli uomini e di Venezia, soprattutto della città, del suo stato “di rischio”, come la nave coperta di ruggine, anche lei e i suoi monumenti evidenziano la trascuratezza e l’insensibilità. Come la nave, giorno dopo giorno, rischia di affondare.
Ma se la storia di Venezia è anche quella del suo porto, l’attenta programmazione con cui l’Autorità portuale si sta muovendo nella tutela dell’ambiente, per una crescita eco-compatibile, può essere di buon auspicio e di prosperità per ulteriori sviluppi e per una maggiore attenzione verso la città. Mentre il Magazzino 16”, frutto del recupero di un’area di strutture da valorizzare, si presta ad essere un riferimento per un nuovo modo di intendere la vita e la storia del Porto.
In questo clima si può ammirare la mostra fotografica di Jouve, riuscendo a cogliere nelle sue opere lo spirito di queste testimonianze.
La mostra rimane aperta fino al 15 di luglio.
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