Import Export e
The Contemporary Art Cover Show: sono i titoli delle due serie di
lavori attraverso cui, negli spazi di Perugi,
Alex Bellan (Adria, Rovigo, 1981; vive a
Pernumia, Padova) e
Antonio Guiotto (Padova, 1978; vive a Borgoricco, Padova) ridefiniscono
igienicamente la funzione dell’oggetto (artistico) e la posizione del
soggetto-artista.
I due autori muovono da alcune idee fondative analoghe,
quali quelle di individuazione dei fulcri formali e concettuali, liberazione
dagli attributi ed elementi accidentali, depurazione, spoliazione,
alleggerimento dell’habitus (e
dall’abito).
Questa
estetica (etica) rinnovativa del denudamento comporta un taglio nel numero
degli elementi; un processo riduzionista che incontra perfettamente la linea
attuale della galleria. È un’azione di ricerca e ripulitura, uno “
scavo
sempre più profondo”, come
dichiara lo stesso Andrea Perugi, a levare tutto l’inessenziale.
Il
main space ospita un solo lavoro.
White Boat, nuovo “
ready-made truccato” (così il curatore Guido Bartorelli
definisce gli oggetti di Bellan; potremmo dirli anche ready made
de-funzionalizzati, e
ri-funzionalizzanti), è un gommone bianco, sospeso a
mezz’aria. La prospettiva è capovolta e al sovvertimento spaziale corrisponde
quello del senso. L’elemento del seggiolino da giostra completa l’oggetto (e il
concetto:
calcinculo all’annegante), potentemente statico, equilibrandolo e rafforzandolo.
Nella
B side room scorrono le immagini di
L’uomo che capì di non
essere grasso il 5 maggio 1994, e che per festeggiare fece uno spogliarello, e
una volta fatto, sentendosi nudo, raccogliendo i suoi stracci, pensò di essere
una Venere. Il
tema della
cover,
inteso come interrogazione sul valore del lavoro originale e delle sue
reinterpretazioni –
sample concettuali o campionamenti epigonali – viene svolto da
Guiotto attraverso l’inserimento nel video di alcune citazioni visive (
Wurm,
Land e ovviamente
Pistoletto).
Nello
spazio office, ormai parte integrante di quello espositivo,
incontriamo un altro oggetto vivisezionato e ricodificato da Bellan:
50 hz. Annidata nell’angolo, simile a
un grande inerte ragno meccanico, la struttura tubolare invertebrata si
articola nello spazio. L’apparato, estroflessione scultorea scorporata, pompa
l’aria. Un sistema di circolazione che alimenta se stesso, in una sorta di
auto-cannibalismo respiratorio introverso. Mentre un sensore di presenza da
allarme tiene ben fuori l’esterno, impedendo ogni rapporto.
Guiotto è presente qui con tre piccole stampe fotografiche
della serie
Not with little words, dove ancora s’indaga la misura dell’oggetto, che si
compone di una parte narrativa rilevante. Ricordiamo che negli ultimi due anni
l’artista si è dedicato alla scrittura, rifiutando di trattare l’immagine, alla
quale torna ora, con rinnovata, risnudata forza critica.
Nel
Blind Melon Lyrics Dyptich, parte della serie
The Lyrics
Songs, ispirata
ad alcuni musicisti suicidi, la sovrapposizione di testi stampati crea una
saturazione grafica che è assieme
cover e diario parzialmente obliato.
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In questa mostra c'è una tensione sana. Forse ancora legata nei piedi da alcune regole novecentesche. Non so. Forse non è questione di togliere o smaterializzare.