02 ottobre 2000

Fino al 17.XII.2000 I due soli Padova, Museo civico di Piazza del Santo

 
L’opera di Luciano Schifano come fuoco posto tra i due soli identificabili in San Francesco e Sant’Antonio, ma anche una dissertazione figurativa sulla...

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L’Assessorato del Comune di Padova, con il patrocinio della Provincia e della Regione Veneto e sotto la direzione di Gianfranco Martinoni ha pensato bene di omaggiare l’ottavo centenario del Santo Patrono d’Italia promovendo una mostra che (nel 1981 fu già ad Assisi, e nel 1983 fu a Firenze) raccolga le opere di Luciano Schifano, considerato dai più, il massimo artista interprete del messaggio francescano. Schifano, un artista di fine millennio, si adopera verso una comunicazione tra presente e passato per quanto concerne le tecniche utilizzate, mentre si rifà al antico, con una propensione all’eterno, per ciò che riguarda il messaggio ed i valori da trasmettere. Ne “I due Soli” abbiamo tutta l’indagine svolta da Schifano verso la simbologia francescana, ma anche uno studio circa l’origine di questa iconografia: vengono confrontate opere dell’arte romana, paleocristiana e medioevale. I riferimenti a queste epoche sono riconducibili a poche opere di altissimo spessore quali: l’immagine di Mercurio (affresco del secondo secolo, proveniente dal ninfeo di una “domus” veronese e concessa dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto), la rappresentazione della “Pesca di San Pietro” (sarcofago d’epoca imperiale che proviene da Pirri, un sobborgo di Cagliari) e i vasi in maiolica (rinvenuti nello scavo del Convento delle Clarisse di Cagliari e risalenti all’epoca francescana) impreziositi da simbologie e richiamanti l’area di provenienza africana (provengono infatti dal Maghreb).
Seconda lettura
Tutte queste opere hanno coinvolto emotivamente Schifano e hanno fatto si che egli ne traesse ispirazione per elaborare parallelismi e distinzioni. Per portarne un esempio accennerei all’importanza dell’affresco del Mercurio, che ritratto nella sua nudità, certo non poteva che far tornare il pensiero dell’artista alla giovinezza di San Francesco, al momento in cui il figlio di un mercante agiato, decide di gettare al vento i propri abiti a favore del saio…Le opere che troviamo nelle sale del museo Civico di Piazza del Santo, proprio a lato della Basilica di Sant’Antonio, esprimono l’attaccamento dell’artista ai valori francescani, ma anche il feeling con le complesse modalità di comunicazione cui si dispone oggi giorno: nei colori vivaci e forti, di un figuratismo semplice e fanciullesco, si nota la necessità di un esprimersi nel più semplice dei modi, riuscendo comprensibile al maggior numero di persone; nell’appiattezza delle figure, svuotate di dimensionalità e coinvolte in forme a volte geometriche, e altre, libere e sinuose, si percepisce la capacità dell’artista di integrarsi con più stili di pittura, guardandosi bene però dal restarne coinvolto; le sculture in ceramica e maiolica, cariche di espressionismo per fattezze e sfumature acide, pare richiamare il muralismo messicano di Orozco e Siqueiros, ovvero quella tendenza a creare un impatto forte e deciso, a provocare; per non parlare poi dell’opera concettuale rappresentata al meglio in quella “Comunione dei Beni: fede, speranza e carità…” che l’imballaggio di legno contiene. L’eterogeneità dei mezzi espressivi cui Schifano fa uso non sono altro che la giusta dimensione per far arrivare il messaggio cristiano (ma non solo) al referente società, costituita da diverse modalità d’acquisizione di informazioni, e contraddistinta da una pluralità di opinioni. Un pensiero di Gastone Favero potrà ben caratterizzare la propensione stilistica di Schifano: “…nel suo svolgere con senso altamente decorativo temi nei quali la radice figurativa risulta affidata soprattutto alla scelta dei colori puri e brillanti, provocatoriamente accordati con geometrismi piatti che non concedono sfumature tridimensionali, si raccorda senza timori riverenziali e con piglio forte e sicuro ad illustri referenti e a grandi movimenti culturali scevri da inflessioni provinciali, sempre tuttavia senza farsene inglobare.
Trittico
E anzi, conservando integra e riconoscibile la propria individualità fatta appunto di un classicismo e di umori popolareschi, di grandi finezze liriche e di eccitanti violenze, di sottile e quasi sempre struggente poesia, ma anche di corposa e vibrante carnalità” . Tornando alla mostra vera e propria è il caso di specificare come tutte le opere rappresentate godano di una ottima visibilità, oltre che di una apprezzabile disposizione…certamente il lavoro del comitato scientifico (nelle persone di: Franco Cardini, Antonio Paolucci,, Francesco Nicosìa, Bruno Santi, Gianni Conti e Vittorio Tirolese) risulta adeguato, anche se a onor del vero, l’evento defecita di scritti introduttivi, o esplicativi delle opere esposte. La città di Padova aggiunge “materiale” alla festa “giubilare”, arricchisce il panorama culturale e coinvolge la cittadinanza con una mostra che ha tutto il sapore di riuscire “memorabile” sia per qualità, che per sinergia di implicazioni.
L’Artista
Luciano Schifano nasce a Sabratha (Libia) nel 1943, e dopo pochi anni, circa nel 1961, si trasferisce in Italia (prima a Catania, poi a Milano) per completare gli studi e laurearsi in Storia dell’Arte. La radice del suo interesse verso San Francesco si scopre nel 1981 quando presenta il “Manifesto” della città di Assisi in apertura dell’Anno Francescano dedicato all’ottavo centenario della nascita del Santo. Lo studio dei temi religiosi, nel corso degli anni, matura sempre più fino a convergere nelle meravigliose vetrate realizzate presso la Cripta dei Caduti nella Basilica di Santa Croce a Firenze ed ispirate al Cantico delle Creature . Proprio il richiamo a simbologie di elementi fondamentali della vita e del cosmo, l’abilità tecnica con cui aveva creato vetrate prive di legature in piombo, e costituite da colori incisivi e fermi, così mutevoli nel cambiare la luce del sole da apparire mai gli stessi, aveva incontrato il favore di pubblico e cristianità e “consacrato” (scusate il gioco di parole) Schifano tra gli artisti più rappresentativi e significativi del messaggio Francescano. Quella di Luciano Schifano assomiglia, per citare le parole di Franco Cardini, ad una sorta di “arte-artigianato-artificio” che sa arrivare al dunque, esprimere, coinvolgere e rimandare. Tutta la sua arte è permeata da una vitalità ottimistica che si nutre dell’amore per la vita e per la semplicità, in un clima da favola si esprimono messaggi ispirati ai più nobili dei valori, nella chiarezza dei segni si individuano gioia e serenità…nella giocosità dei mezzi, si incuneano i presupposti per una leggibilità delle opere.
Prima lettura
Uomo molto schivo, di poche parole, lapidario nelle affermazioni circa il proprio operare, Schifano si manifesta “altro da se” nei lavori che crea, ove la ricerca di un paesaggio immaginario, quale luogo di neutralità dagli affanni quotidiani, si trasmette al fruitore con rapidità e semplicità. Nelle opere di questo artista traspare la sincerità di sentimenti: gli stessi che egli stesso regala, ci riconducono al “suo” personale modo di vivere…in concordia con le cose della natura, col mondo tutto.
Circa le sue doti, fior fiori di critici si sono presi la briga di decantare l’abilità tecnica, e altresì l’importanza internazionale cui la sua figura si investe. Vi proporrò la lettura di uno scritto di uno di essi (Flavio Caroli) che a mio avviso delucida sinteticamente l’operato dell’artista e la sua valenza artistica nel panorama culturale internazionale: “ Rivedendo la storia di Luciano Schifano, si affacciano alla mente due considerazioni fondamentali. La prima riguarda le importanti preveggenze che l’artista ha avuto, negli albeggianti anni Settanta, o addirittura nei Sessanta, su un’idea felice e ariosa di pittura affermatasi poi sul cadere dello scorso decennio. Tavolozze limpide e illuminate, squilli di aranci, di azzurri, di rossi, in omaggio ai maestri che sarebbero divenuti i tutori della nuova generazione; e sempre poi quell’andamento bizzarro e barocchetto del pennello che – traslato nell’immaginario post-’77 – avrebbe creato le fantasie mediterranee così presto sposate dal mercato internazionale, sull’onda del successo generalizzato dell’Italia Style. I tedeschi hanno ripescato dai lontani anni Sessanta le prove alberali di Baselitz, Lùpertz e dello stesso Kiefer; coetanei o più maturi di Luciano Schifano. Sarebbe scandaloso se noi italiani cercassimo nel vicino passato le anticipazioni di ciò che poi ha avuto tanta fortuna?… “, e continua Cardini “…La seconda considerazione che si formula davanti al lavoro di Schifano riguarda le sue precise, costanti elevate doti pittoriche. Schifano è pittore nato, ecco tutto.

Quand’anche l’estro o, ripeto, la bizzarria prendono un volo che è facile intuire irrefrenabile, l’ansa di una linea, la pausa di un colore, l’alonatura di una forma, si fermano sulla tela con una sapienza che non saprei definire altrimenti che antichissima, ancestrale.”
In sintesi, credo non si necessiti di altre parole per descrivere il Schifano artista…non credete?

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Kranix



“DUE SOLI. Luciano Schifano, Francesco e Antonio”.
Padova, Museo Civico di Piazza del Santo, Piazza del Santo 12. Dal 23 settembre al 17 dicembre 2000. Direzione della mostra Gianfranco Martinoni.
Orario: 10.00 – 13.00 / 15.30 – 18.30. Chiuso lunedì.
Ingresso: interi lire 5.000, ridotti lire 3.000.
Catalogo Bandecchi e Vivaldi editori, con presentazioni di Franco Cardini.
Segreteria organizzativa: Fiorenza Scarpa, Tel. 049 820.45.44 – Fax 049 820.45.45. E-mail: scarpaf@comune.padova.it – HYPERLINK http://www.padovanet.it/padovacult


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4 Commenti

  1. Schifano “il massimo artista interprete del messaggio francescano….”.Dev’essere che Herman Hesse nel suo ‘Narciso e Boccadoro’ aveva visto giusto: esistono due vie per giungere a Dio.E poi S.Agostino non è forse cresciuto in un postribolo? Mi raccontava un amico che ha frequentato per anni Schifano che (come è noto) faceva un uso massiccio di droghe varie, ed era un donnaiolo impenitente, tanto che una notte fu inseguito per le strade di Roma da Mick Jagger (cantante dei Rolling Stones), che pistola alla mano lo voleva ammazzare perchè gli aveva soffiato la ragazza….Pace all’anima sua.

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