Passaggi, ritorni e cambiamenti. È su queste tre corde che si articola la piccola mostra alla Galleria Cavour. Protagonista è il paesaggio del nord-est, quello naturale dall’Alto Adige alla laguna veneta, e quello antropico fra strade, case e calli, dalla campagna friulana a Porto Marghera e ai cantieri navali di Pellestrina. Luoghi che negli ultimi trent’anni hanno visto svilupparsi un profondo cambiamento sociale, culturale ed economico che ne ha influenzato inevitabilmente anche la fisionomia e la stessa percezione dello spazio.
L’interessante collettiva a cura di Enrico Gusella e Italo Zannier si articola in due momenti. Il primo è uno sguardo al passato, attraverso brevi approdi di illustri fotografi italiani. Si tratta per ognuno di una singola fotografia, un unico scatto che scandisce il punto di partenza per un confronto tra due mondi lontani. Nella delicata immagine di due amanti al Lido di
Gianni Berengo Gardin, nella solitudine di un uomo ritratto in una misera cucina da
Mario Lasalandra e nel carretto in passaggio sotto la Specola di Padova, immortalato da
Sergio Bruno, si riscoprono frammenti di un mondo remoto che, già all’epoca, poteva apparire fuori dal tempo.
Il secondo momento è quello del contemporaneo, che osserva il mutamento avvenuto. Qui la raffigurazione del paesaggio si trova di fronte a un bivio. Una direzione è segnata da una vena nostalgica, esemplificata soprattutto negli scatti di
Guido Guidi,
Giovanni Umicini e
Lorenzo Salviolo. Fotografie che colpiscono per la faticosa ricerca di angoli incontaminati, in grado di testimoniare il passato o addirittura di appartenervi. Come se si cercasse di documentare ciò che si è salvato al mutamento, non solo recuperandone le reliquie, ma scovando delle possibili ancore in grado di fissare una continuità. Come se si fosse alla ricerca di un’immobilità del paesaggio, in grado di suscitare e riconoscere quelle stesse atmosfere malinconiche, povere e contadine di un tempo.
L’altra direzione sembra emanciparsi dalla ricerca della continuità con il passato, focalizzandosi sulle contraddizioni di un presente ancora incerto sulla propria identità e che non si riesce a guardare univocamente. Tra queste visioni vanno segnalate le fotografie della coppia
Orsenigo_Chemollo, dedicate alla quotidianità del nord-est, esplorata nei suoi luoghi più comuni, come strade o interni di appartamenti, ma anche in grado di individuare nuovi simboli del paesaggio, come la barriera di Mestre e le sue interminabili code.
Nella serie
Venezia in vetrina,
Italo Zannier pone invece l’accento sui segni della contaminazione di presente e passato, in una città che mescola graffiti sulle saracinesche a scorci senza tempo. Gli sguardi sul mare di
Enrico Bossan osservano il presente, testimoniandone la bellezza anche attraverso i mutamenti avvenuti, senza tradire il desiderio di un ritorno al passato.
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Bene per la notizia, male per gli svarioni commessi sui nomi di ben due artisti citati:
Sergio Bruno (anziché Bepi o Giuseppe Bruno) e Lorenzo Salviolo (anziché Renzo Saviolo).
Grazie ad ogni modo sempre per la vostra importante e apprezzata funzione.
Cordialmente
Gustavo Millozzi