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01
settembre 2008
fino al 2.XI.2008 Isabelle de Borchgrave Venezia, Palazzo Fortuny
venezia
Nel regno labirintico del polimorfo universo immaginifico di Mariano Fortuny y Madrazo. Per trovare una belga che pare la sua “erede spirituale”. Che entra nel mondo del grande catalano, per ricrearlo...
di Myriam Zerbi
“Tutto ciò che il Palazzo contiene mi parla”. L’atelier di Isabelle de Borchgrave (Bruxelles, 1946) -che disegna vestiti, accessori, gioielli, e tutto realizza in carta- accoglie in mostra con un grande tavolo e gli strumenti da lavoro: pennelli, colori, forbici, squadre e le carte lasciate a disposizione di chi volesse conoscerle al tatto.
Ampi teleri raccontano ricordi di terre lontane, viaggi o sogni, esotiche reminescenze, impressioni fermate con i colori dell’emozione (i rosa della Turchia, i blu della Grecia, gli ocra dell’Egitto) che de Borchgrave, pittrice sin da piccola e oggi nota stilista, , utilizza nelle sue creazioni. Vasi, kimono, jellabah, paraventi e grate intagliate per filtrare la luce delle finestre, bracciali e collane ricoperti di sottile foglia d’oro, vestiti, mantelli, giacche, accessori: tutto è realizzato con carta dipinta.
Ma come si può plissettare o goffrare una carta che non ha l’elasticità di un satin, di un cotone o di una seta? La sfida di Isabelle è riuscita mirabilmente. Accanto alle stoffe stampate da Fortuny, riedizioni interpretate dell’antico, le sue carte creano un gioco vago e audace di rimandi e simulazioni. Abiti di scena e costumi esotici sono elaborati seguendo la stratificazione di ricordo e fantasia. “Bisogna osservare molto per poter reinventare”, dice anche quando dipinge su seta, camoscio e i più diversi materiali, foulard come tende, cuscini, tessuti per le sue collezioni d’arredo e biancheria per la casa.
La carta è protagonista di molte sue creazioni. Negli anni passati, la rassegna Carta alla moda, che ripercorreva attraverso modelli di carta trecento anni di storia del costume, ha girato il mondo: Istanbul, Londra, Parigi, New York, Toronto. L’incontro con il mondo di Mariano Fortuny, per Isabelle si è rivelato fatale: “Noi due nutriamo lo stesso interesse per le stesse cose”.
In mezzo alle donne dipinte dallo spagnolo che, nude o vestite, pensose, interrogative o sensuali, assistono alla sfilata, davanti ai tessuti stampati e al noto Delphos, tubino plissettato ispirato al chitone dalle pieghe scanalate dell’auriga di Delfi e ai pepli indossati dalle fanciulle della statuaria ellenistica che lo resero famoso (tra le sue clienti vi erano Eleonora Duse, Isadora Duncan, Sarah Bernhardt), la stilista sistema manichini sui quali assembla vesti fatte di fogli bianchi di carta per modelli, ammorbiditi dall’acqua e dal colore, dipinti e poi piegati, plissettati, tagliati e assemblati; ricostruisce una maquette teatrale completa di personaggi e un pavillon di carta di riso trasparente con leggiadre silhouette biancovestite. Rievoca il personaggio di D’Annunzio con soprabito e stivali, e i sontuosi deshabillé che il narratore Proust regalava alla protagonista Albertine nella Recherche.
Con una perizia che sfiora l’incantesimo, come quella del “tintore alchimista” che nei suoi tessuti ordiva “nuove generazioni di astri, di piante, di animali”.
Ampi teleri raccontano ricordi di terre lontane, viaggi o sogni, esotiche reminescenze, impressioni fermate con i colori dell’emozione (i rosa della Turchia, i blu della Grecia, gli ocra dell’Egitto) che de Borchgrave, pittrice sin da piccola e oggi nota stilista, , utilizza nelle sue creazioni. Vasi, kimono, jellabah, paraventi e grate intagliate per filtrare la luce delle finestre, bracciali e collane ricoperti di sottile foglia d’oro, vestiti, mantelli, giacche, accessori: tutto è realizzato con carta dipinta.
Ma come si può plissettare o goffrare una carta che non ha l’elasticità di un satin, di un cotone o di una seta? La sfida di Isabelle è riuscita mirabilmente. Accanto alle stoffe stampate da Fortuny, riedizioni interpretate dell’antico, le sue carte creano un gioco vago e audace di rimandi e simulazioni. Abiti di scena e costumi esotici sono elaborati seguendo la stratificazione di ricordo e fantasia. “Bisogna osservare molto per poter reinventare”, dice anche quando dipinge su seta, camoscio e i più diversi materiali, foulard come tende, cuscini, tessuti per le sue collezioni d’arredo e biancheria per la casa.
La carta è protagonista di molte sue creazioni. Negli anni passati, la rassegna Carta alla moda, che ripercorreva attraverso modelli di carta trecento anni di storia del costume, ha girato il mondo: Istanbul, Londra, Parigi, New York, Toronto. L’incontro con il mondo di Mariano Fortuny, per Isabelle si è rivelato fatale: “Noi due nutriamo lo stesso interesse per le stesse cose”.
In mezzo alle donne dipinte dallo spagnolo che, nude o vestite, pensose, interrogative o sensuali, assistono alla sfilata, davanti ai tessuti stampati e al noto Delphos, tubino plissettato ispirato al chitone dalle pieghe scanalate dell’auriga di Delfi e ai pepli indossati dalle fanciulle della statuaria ellenistica che lo resero famoso (tra le sue clienti vi erano Eleonora Duse, Isadora Duncan, Sarah Bernhardt), la stilista sistema manichini sui quali assembla vesti fatte di fogli bianchi di carta per modelli, ammorbiditi dall’acqua e dal colore, dipinti e poi piegati, plissettati, tagliati e assemblati; ricostruisce una maquette teatrale completa di personaggi e un pavillon di carta di riso trasparente con leggiadre silhouette biancovestite. Rievoca il personaggio di D’Annunzio con soprabito e stivali, e i sontuosi deshabillé che il narratore Proust regalava alla protagonista Albertine nella Recherche.
Con una perizia che sfiora l’incantesimo, come quella del “tintore alchimista” che nei suoi tessuti ordiva “nuove generazioni di astri, di piante, di animali”.
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Isabelle de Borchgrave – Un mondo di carta
a cura di Pascaline Vatin Barbini
Palazzo Fortuny
Campo San Beneto (San Marco 3958) – 30124 Venezia
Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-18
Ingresso: intero € 7; ridotto € 4
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0415200995; fax +39 0415223088; mkt.musei@comune.venezia.it; www.museiciviciveneziani.it
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