Il confronto con il proprio passato artistico, sia in forma dialogo o di scontro, è analisi assolutamente imprescindibile nella contemporaneità, come ha spesso sottolineato Bonito Oliva proprio nel caso degli artisti che hanno militato in quella fortunata e celebrata avventura estetica da lui teorizzata che è stata la Transavanguardia.
In un momento di ritorno alla pittura dall’esilio, gli autori di quel movimento avevano iniziato a misurarsi con il passato e la storia dell’arte senza la necessità o la volontà di
uccidere il padre, com’era capitato alle avanguardie dei due decenni precedenti. Tra gli artisti di quel movimento è probabilmente
Mimmo Paladino (Paduli, Benevento, 1948; vive a Paduli e Milano) la figura più sensibile alla relazione con spazi e luoghi fortemente semantizzati dalla storia, e non è casuale che sia stato voluto come primo autore di un programma espositivo pluriennale pensato per la residenza estiva della famiglia veneziana Pisani.
Sono le enormi terrecotte con la
Torre e gli
Scudi – caratterizzate da un’epidermide variegata costituita da numeri, attrezzi da lavoro, vecchi fucili – ad accogliere lo spettatore nei cortili della villa, mentre nel salone del piano nobile un argenteo mezzobusto che riflette i soffitti affrescati da
Giandomenico Tiepolo emette flebilmente, quasi fosse un carillon abbandonato,
Bells for Paladino, scritta per l’autore nel 1999 da
Brian Eno.
Ma è nel giardino che Paladino realizza un colpo da maestro di notevole impatto scenico: la vasca centrale è infatti abitata da numerosi
Dormienti galleggianti, che scivolano nell’acqua secondo i casuali movimenti del vento e della corrente, a dispetto della loro apparente consistenza in pietra (in realtà sono in vetroresina). È molto azzeccata anche la collocazione a semicerchio dei
Testimoni attorno ai cespugli di bosso, come pure dei totem rossi all’interno del labirinto, che segnalano con il loro
nonsense di simboli le insidie del dedalo di siepi, mentre nel pavimento della torretta al centro è adagiato un altro
Dormiente, quasi un monito alla
vanitas che sottende il raggiungimento dei nostri obbiettivi, anche quelli ludici.
Paiono invece più che altro decorative le
Scarpette nella scala a chiocciola dell’esedra, e le tele a tecnica mista nelle aranciere si segnalano essenzialmente per la grande dimensione e non certo per grande ispirazione, poiché l’autore dà l’impressione di voler essere riconoscibile, con molti (forse troppi) degli stilemi che lo caratterizzano.
Nel complesso, però, l’intervento dell’artista non delude, anche se non sarebbe dispiaciuto un approccio radicale nello stesso stile della magistrale installazione delle montagne di sale in Piazza del Plebiscito a Napoli. Ma, come ci ricordano i classici, talvolta anche Omero si appisola.
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dum loquimur, Mimmo cola vetroresina nelle sue formine e n'empie l'Italia tutta, gioca a fare il beuys de noantri e aggrega garzoni a bottega per farsi sculpire et dipignere, essendo troppo occupato a conificare ziqqurat sdrucciolevoli, girare film donchisciotteschi e gustare i piaceri dell'Enocomposizione. ma come farà? tutto merito dei Sali (va' in)Minierali o del Bonito Oliva con cui unge il proprio fiuto da pr? ubique naufragium est, coi dormienti nello stagno
Orsù Orazio, sappiam che sei sommo poeta in Italia, or anche in terre Nipponiche(ci vuol ben poco) ma non esser sempre così severo. Par che t'ergi a Paladino della Giustizia ma il Mimmo è solo Paladino.