Un’immagine ammaliatrice, lusinghiera nella sua dolcezza accattivante che, dopo aver dimorato da sempre nell’atavico mondo mitico-fantastico dell’uomo, si permea di contemporaneità nelle forme morbidamente sensuali ma coloristicamente forti di Clara Brasca.
Infatti questa artista milanese, scegliendo come assolute protagoniste venti inconsuete “sirene” dai nomi disarmanti nella loro semplicità, pone lo spettatore al centro di un viaggio esploratorio che intende abbandonare definitivamente il dato naturale, reale, contingente, per focalizzare l’attenzione sull’aspetto coloristico-formale.
Un aspetto che, scegliendo una ristretta quanto decisa gamma cromatica (rosso e blu), sembra dissolvere con un’azione lenta, silenziosa, mordace, la consistenza plastica di queste figure femminili che, docili incarnazioni di ineffabili apparizioni, vengono piegate, contorte, tormentate dall’aggressività di una luce che non concede tregue.
Una luce che, nel duplice aspetto di una incandescente focosità o di una atemporale freddezza, sembra permeare, levigare, smussare senza pietà i specifici caratteri fisionomici.
Passando attraverso la lezione di Ingres, Brancusi, Moore, fino ad Herzog o Chabrol per la fissità delle inquadrature, l’opera di Clara Brasca verte a dimostrare la perfetta interrelazione tra pittura e nuovi media, senza polemiche discriminazioni né stereotipati pregiudizi, pronta ad accogliere quanto vi è di innovativo, di inedito, di sperimentale nelle tecniche del giorno d’oggi, tenendo ben presente però la forza e l’importanza innegabile del mezzo pittorico.
Un mezzo che l’artista osserva ed analizza in tutte le sue valenze, da quella simbolica (spirituale del blu, materiale del rosso), a quella luminosa, a quella tecnico-espressiva, caratterizzata da preziose velature, frutto di un lavoro lento e paziente capace di mitigare ogni imperfezione superficiale.
Così, come 4000 anni fa le immagini di suadenti incantatrici ammaliavano chi, con spirito ulisside, voleva varcare i confini di un mondo già esplorato, così oggi le sirene di Clara Brasca, per la loro luminosa inconsistenza ed eterna lontananza, rimangono ineffabili presenze pittoriche incastonate nel lato psicologico umano più misterioso ed impenetrabile.
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