Artista e studioso,
David Simpson (Pasadena, 1928; vive a Berkeley) ha dedicato la propria vita al colore, esplorandone a fondo la forza espressiva. Lo Studio La Città propone per l’ottantesimo compleanno una selezione di opere che ben rappresentano le linee direttrici della sua poetica.
L’artista americano comincia a dipingere negli anni del trionfo dell’arte astratta. Fin da subito predilige la pittura non figurativa, anche se legata a temi paesaggistici, e in breve tempo
Rothko diventa il suo principale ispiratore. La consacrazione ufficiale arriva negli anni ‘60 con i primi monocromi, in particolare con la mostra
Post Painterly Abstraction al Lacma. E monocromi sono anche le opere in mostra a Verona, poiché Simpson ha proseguito fino a oggi con rigore il proprio percorso alla riscoperta del colore.
D’altra parte, i lavori esposti mostrano un nuovo tipo di monocromi, che abbandonano le pareti per invadere altre dimensioni spaziali. Per la prima volta in Italia, sono esposte alcune opere a terra del 1991 (
Light well 2 e
Light well 3): tele tonde che s’impadroniscono del centro della sala.
Coerente con la semplicità di una pittura minimale, Simpson trova una via per entrare in contatto con un’altra forma espressiva, l’installazione. Un contatto avvenuto in maniera più incisiva nel 2006, attraverso un intervento site specific alla Reggia di Sassuolo.
Le opere di Simpson occupano lo spazio anche in un altro senso, più intenso e inatteso: attraverso le interazioni con la luce. I suoi quadri sono, infatti, realizzati con un complesso processo chimico, sviluppato dall’artista a partire dal 1987. Vari strati di colore acrilico, basato su titanio biossido rivestito di particolare mica, vengono sovrapposti, come Simpson stesso suggerisce mediante i titoli di alcune opere, ad esempio
A rose, a silver a green (2002). Come risultato, a contatto con la luce le tele producono una serie di effetti cangianti e mutevoli. Difficile dire di che colore siano i monocromi: le opere cambiano a seconda del punto di vista dell’osservatore, da tonalità pastello a tinte più intense, con effetti argentati e dorati.
Nelle opere più recenti (
Eureka, 2008;
Concord, 2008), le cromie diventano inoltre notevolmente più decise e scure, lasciando meno spazio ai colori del paesaggio. Questi giochi di luce iridescenti hanno portato l’artista stesso, per definire i suoi monocromi, a utilizzare un’etichetta alquanto inaspettata, quella di “rococò”.
Ciò che rende particolarmente interessante questa personale veneta è anche il dialogo con i nuovi spazi espositivi in cui la galleria si è di recente trasferita. Le sale bianche e lineari offrono ai monocromi di David Simpson la possibilità di esprimersi con tutta la loro forza.