Approda alla pittura da un lungo esodo che prende il via dall’utilizzo del mezzo fotografico e, passando attraverso la passione per l’archeologia, si ferma sui temi svolti nella sua produzione recente in cui mantiene vivi gli esiti concettuali che questi due mondi hanno offerto alla sua ricerca artistica. Ecco il percorso estetico di Franco Guerzoni.
La mostra Sipari può definirsi come un ampio proscenio in cui le diverse esperienze trovano il loro punto focale sulla tela: la scena è quasi un bassorilievo in cui i colori danzano sugli spazi pieni e vuoti disegnati dal gesso. Lo sguardo si immerge nei bianchi, si fissa sui rossi e fugge verso l’azzurro. Colori antichi come le città di Pompei e Bombay che sono state già protagoniste di una mostra del 2001 presso la Galleria Spirale Arte a Milano.
Se si getta uno sguardo anche superficiale alle opere di Guerzoni, non si può non pensare all’effetto blow up, che tanto ha affascinato Michelangelo Antonioni, ben noto tra l’altro a coloro che si occupano di fotografia: mano a mano che si ingrandiscono i dettagli, l’immagine appare sempre più sfocata, la ricerca della profondità provoca la fuga dell’immagine stessa. Nella stessa direzione si muove la passione dell’artista per la ricerca archeologica: il mondo antico è perduto, i tentativi di ricostruirlo approdano ad esiti incerti. Questo riporta al percorso artistico dell’artista modenese che negli anni ‘70 sperimentava la resa del mezzo fotografico nella ricerca sull’immagine, e nello stesso tempo era attratto dall’universo dell’archeologia percepito come sonda possibile degli itinerari dell’uomo attraverso i sedimenti delle epoche passate. Negli anni ‘80 Guerzoni convoglia tali ricerche in opere che ospitano la sua visione prospettica dell’essere e del tempo.
Così in Motivi vaganti (2003) su un bianco soffuso di colore pastello si snodano onde di un viaggio possibile, in Smoke (2003) il nero aggredisce la scena suggerendo i colori di filri e di fumo che prendono posto negli spazi che il colore stesso non invade con la perentorietà della sua onnipresenza. Mentre Sipario (2002) sembra evocare le parole di Kundera sulla bellezza.
A tal proposto potremmo dire che la bellezza si trova lontano dalla parata, stà lì nascosta in un solaio, un posto oscuro di una strada secondaria, dove qualcuno ha nasosto alcuni dipinti, se si scrosta la tela talvolta si scoprono dei capolavori. L’arte di Guerzoni stà proprio nel tentativo di scrostare la parete, talvolta l’artista rischia di graffiarla, altre volte però a margine dei dipinti emergono gli azzurri, segni fugaci di traiettorie del passato, i quali affermano che il viaggio intrapreso dall’artista quando comincia l’opera e che va avanti attraverso ipotesi che si formulano e si svolgono sulla tela, termina con l’epifanìa del volto che appare un solo istante per tornare negli anfratti della memoria dove alloggiano le immagini che la storia della cultura ci consegna e che ci cela affinchè non abbia fine la ricerca.
annabella ferrara
mostra visitata il 31 marzo
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