17 novembre 2005

fino al 20.XI.2005 Paolo Figar Pordenone, Galleria Sagittaria

 
Lottatori di sumo e astronauti. Ma anche teste di pilota e un marinaio col naso camuso dal cui petto spunta un oca. Per parlare con il ruvido calore della materia più naturale. Il legno…

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Le opere in cui Paolo Figar (Gorizia, 1968) esprime tutta la sua bravura sono quelle realizzate su legno. Senza dubbio. È il caso, ad esempio, di Parsifal, che rappresenta un sorpreso astronauta dai tratti orientali; o della figura femminile di Artemisia (rispettivamente in legno policromo e al naturale) in cui l’artista goriziano mostra di sentire sua la materia, condividendone l’intima plasticità e il calore naturale. Anche perché il legno sembra da un lato assorbire e dall’altro esprimere con vigore lo slittamento verso una rappresentazione figurativa non propriamente realistica, che lascia spazio a diverse interpretazioni: dall’inquietudine al moderato umorismo. Nei busti Lo stupore di Erika, la Regina danubiana (che hanno in sé molti elementi che ricordano Giuliano Vangi, per le forme allungate, per la plasticità sinuosa, per l’attenzione rivolta ai denti, spiccatamente in vista) come nei policromi Incerto e The beach, la figurazione è solo un modo per raccontare un’umanità differente, quasi ipodotata. Come sottolineato nel catalogo da Giancarlo Pauletto -che parla di idioti, nel senso di Doestojeskij- è un’umanità straniata e in marcato dissidio con una realtà fatta di proporzioni corrette, equilibri formali, stregata dalla ricerca Paolo Figar, Baltico, 2004/5 – legno policromo di un bello futile.
Ma i protagonisti delle sculture non sono solo uomini comuni. In un approccio al legno che potremmo definire totemico per l’uso di cippi che parlano ancora del mondo naturale che li ha prodotti, ecco far mostra di sé una spaesata Europa dalle ampie corna (con degli inserti metallici che ricordano vagamente l’intimo fetish) ed un Uomo Lupo che richiama alla mente l’arte africana. L’interazione uomo-animale diventa poi lirica e trasognata nel marinaio senza braccia a dimensione naturale di Baltico, in cui un oca dal becco arancio esce dal petto; e in Pesce crudo, dove un pesce è giace sullo sterno di una donna, avvolto dalla giacca blu.
Le opere pittoriche e grafiche, una delle quali cita Bacon nella ricostruzione prospettica dietro il soggetto, sembrano invece mancare di forza e sembrano essere più che altro propedeutiche alla scultura. Molto interessanti invece le terrecotte di piccole dimensioni che rappresentano lottatori di sumo, corpulenti ma eleganti e ancora ricchi di possibili sviluppi futuri. E si intuisce, forse, il bisogno di un gallerista che ne coltivi il talento.

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Paolo Figar. Opere 1995-2005
a cura di Giancarlo Pauletto
Pordenone, Galleria Sagittaria, Centro Iniziative Culturali Pordenone, Via Concordia 7
da lunedì a sabato 16.00-19.30; festivi 10.30-12.30, 16.00-19.30
ingresso gratuito
visite guidate e laboratori per le scuole
per informazioni tel. 0434 553205; fax 0434 364584
cicp@culturacdspn.it
http://www.culturacdspn.it


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