Il selvaggio
bush australiano e soprattutto lo
sconfinato Oceano Pacifico dominano la scena della 27esima Mostra
Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia, che quest’anno dedica una
sezione tematica alle fiabe dell’Oceania. Un viaggio
à la Bruce Chatwin attraverso le vie
dei canti, nelle quali prende forma una complessa geografia totemica di quel
continente lontano, che si mostra attraverso la raffigurazione di animali
favolosi.
Le opere in mostra sono oltre
trecento, firmate da quaranta disegnatori selezionati in tutto il mondo,
insieme ai libri per cui sono nate. Tavole spesso entusiasmanti, ricchissime di
particolari, a cominciare da quelle dell’ospite d’onore di quest’edizione, il
madrileno
Emilio Urberuaga, amico di
Stepán
Zavrel, fondatore della mostra e della scuola
di illustrazione nate proprio a Sarmede.
Il segno di Urberuaga è
inconfondibile: coniuga ironia e vivacità a leggerezza e delicatezza. Fra le
altre cose, ha illustrato le serie di
Manolito Gafotas (in Italia
Manolito Quattrocchi, uscito per Mondadori) e
Olivia di Elvira Lindo, l’albo
Dodo di José Moran e Paz Rodero (Bohem
Press, 2003), i suoi
La giungla di Sara e
Cocco e la luna, entrambi editi da Bohem.
Non sono da meno gli altri illustratori:
Beatrice Alemagna mescola nostalgia e tenerezza nei collage originali di
Karl Ibou (edito dalla parigina Autrement),
un uomo solitario che non ama la confusione e le interminabili file d’attesa;
Octavia
Monaco ridesta le
familiari figure allungate e riaccende l’usuale pulsante pittoricità ne
Il
libro dell’attesa,
la storia (scritta da Beatrice Masini) di Penelope e Telemaco che attendono
Odisseo.
E ancora i noti
Giovanni Manna,
Eva Montanari,
Maurizio Quarello,
Cristina Pieropan. Meritano un cenno
Valerio
Vidali, nuova
scoperta di Topipittori, con cui pubblica il suo primo libro per bambini (
Senza
nome); e poi
Carlotta
Favaro,
Adrià
Fruitos e
Aljoscha
Blau, autore
delle illustrazioni di
The Marksman, edito dalla coreana Yeowon Media: affascinano e turbano
i suoi scenari teatrali, la scelta di colori accesi, drammatici, che caricano
l’atmosfera di magia e mistero.
Un plauso va al giovane iraniano
Amir
Shaabanipour, le
cui tavole si distinguono per l’equilibrio formale e geometrico dal sapore
antico e moderno insieme. E poi
Svjetlan Junakovic, già autore dello splendido albo
Ritratti
famosi di comuni animali, che quest’anno espone in anteprima le tavole di
Papà in pigiama: la storia attuale di un papà che
ha perso il lavoro, i cui silenzi e pensieri affiorano di fronte a una tazza di
caffè.
Immagine dopo immagine, lo sguardo
si disorienta, la mente vagabonda in un altrove incantato, seducente, emozionante.
Peccato dover tornare alla realtà.