Prima di subire la decontestualizzazione
nobilitante, i graffiti perforano gli occhi dei cittadini svettando dai muri
fatiscenti degli edifici, grigi figli dello sviluppo urbano. Queste opere di
strada esprimono l’appropriazione di
una porzione di territorio, sono il frutto di un’azione sovversiva di tanto in
tanto volta alla riqualificazione delle superfici cittadine o all’espressione
di un punto di vista alternativo. Spesso semplice vandalismo.
Anche se non tutto ciò che colora le nostre
periferie dona sollievo alla vista – anzi! -, personalità come Banksy o come il nostrano Blu dimostrano la validità artistica di
questa forma d’espressione. I graffiti sono ormai simbolo tangibile delle
realtà urbane e Venezia, città abbastanza risparmiata dai “vandalismi”,
accoglie negli spazi dei Magazzini del Sale una rassegna in grado di sollevare
numerose domande: cosa succede quando l’intervento artistico metropolitano
oltrepassa la linea che lo condanna all’illegalità, varcando la soglia delle
sedi espositive? Cosa accade quando un’opera, nata per lo spazio pubblico, muta
la sua essenza divenendo oggetto di un culto privato? Come cambia il giudizio
dell’osservatore di fronte allo spiazzamento suscitato da un nuovo contesto?
Chi desidera cimentarsi con queste riflessioni non
può mancare di visitare l’allestimento proposto da Urban Code in collaborazione con S.a.L.E., una delle iniziative di Headlines 2010, evento internazionale di graffiti
writing. Le sorprese che la mostra offre non sono poche: alcuni scatti di Martha Cooper, tra le prime a
documentare la genesi del writing nella New York degli anni ‘70, testimoniano
la nascita di uno stile di vita e legano l’arte del passato a quella dei
giovani artisti esposti.
Incuriosiscono i supporti scelti per le opere:
pannelli, mattoni, carta e tele affermano la conquista dell’autonomia di un
linguaggio nato per essere adagiato sulle fiancate di treni e metropolitane,
sulle superfici nude degli stabili. Le forme si fanno sculture, escono dalla
bidimensionalità e si compongono nella terza dimensione: la parete non è più
sostegno ma luogo di fuga.
Bozzetti su carta industriale svelano gli universi
grafici in progettazione degli artisti, facendo intuire allo spettatore una realtà
che supera il preconcetto. Forse quanto ci circonda e sfregia i palazzi dei
quartieri-dormitorio non è sempre e solo guizzo isterico di ragazzini annoiati.
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anna giulia volpato
mostra
visitata il 20 ottobre 2010
dal 20 ottobre al 20 dicembre 2010
Headlines 2010
Magazzini del Sale
Dorsoduro, 265 (zona Punta della Dogana) – 30123 Venezia
Orario: da mercoledì a domenica ore 14.30-18.30
Ingresso libero
Info: info@urban-code.it; www.urban-code.it
[exibart]
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