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autodistruzione è, come ogni mitologia, una narrazione favolosa ed esagerata
fondata su alcuni dati effettivi. L’immagine romantica (e, ancor più, decadente)
dell’artista associato agli stati abnormi della coscienza e a pratiche che
nessun medico curante prescriverebbe non può più darsi acriticamente
nell’attualità, ma resiste (fortunatamente, forse) a un ribaltamento speculare.
Nessuno immaginerebbe, per esempio, Hermann Nitsch testimonial del veganesimo.
La Fondazione Zoé (collegata alla casa farmaceutica
milanese Zambon e centrata sulla comunicazione nell’area della salute) per
evidenti ragioni allestisce un’esposizione collettiva di artisti chiamati a
lavorare nella direzione opposta e sul tema specifico del respiro. Adelina von Fürstenberg insiste
sull’omologia del suo ruolo con quello del medico che “cura” il corpo, giocando
con le parole e riferendosi alla concezione ippocratica della medicina come
atto creativo, e allestisce un’esposizione si snoda nel tessuto urbano di
Vicenza – città, come afferma la curatrice, perfetta per creare situazioni di
conflitto data la sua impronta uniforme palladiana – in quattro sedi
corrispondenti ad altrettante sezioni.
La videoarte comincia da Sheba Chhachhi: l’artista, sempre più apprezzata
e quotata, declina il lavoro abituale sulle icone della cultura indiana nel
loop di un elefante, immerso in una vasca, che si disintegra e si ricompone
creando un effetto di enorme suggestione, correlando il ciclo vitale della
materia e il ciclo continuo della respirazione. All’opposto, l’opera dei Masbedo
sembra soffrire
di una certa confusione tra cinema (mediocre) e arte, senza trovare uno statuto
specifico.
Lo Spazio Monotono è occupato da Nikos Navridis la cui poetica – si ricordi, ad
esempio, l’installazione dedicata a Breath di Samuel Beckett, alla Biennale veneziana del
2005 – si articola attorno al respiro come gesto esplicativo dell’individuo ed
è dunque prêt-à-porter sul tema della collettiva. On life, beauty,
translations and other difficulties riprende quattro ragazzi gonfiare palloncini mentre
ripercorrono momenti salienti della propria biografia; Difficult breaths ritrae persone che utilizzano il
respiro nella propria professione.
Nove billboard d’annata (più un’installazione di Vito
Acconci) sono
sparsi tra la Loggia del Capitaniato e il Teatro Comunale: nel 1998 la casa
farmaceutica Zambon sponsorizzò una mostra itinerante organizzata da Art for
the world, sempre curata da Adelina von Fürstenberg, sul tema della salute
fisica e mentale. Era l’epoca in cui i grandi cartelloni pubblicitari
cominciavano a invadere le metropoli e si chiese ad alcuni artisti di grido di
realizzare billboard a soggetto libero. Si va dallo slogan di Alfredo Jaar alla naiveté pop di Robert
Rauschenberg,
dall’eleganza minimal di Pat Steir al parto secondo Teresa Serrano.
Si ha l’impressione che le opere migliori siano quelle che
sviluppano il tema in senso metaforico e meno propagandista: le mitologie,
anche logore, hanno lunghe radici.
La
Fondazione Zoè
alessandro ronchi
mostra visitata l’8 ottobre 2010
dall’otto ottobre al 21 novembre 2010
Respiro
a cura di Adelina von Fürstenberg
Sedi varie (Fondazione Zoé, Loggia del
Capitaniato, Teatro Comunale e Spazio Monotono) – 36100 Vicenza
Orario: tutti i giorni ore 9-18
Ingresso libero
Info: tel. +39 0444325064; info@fondazionezoe.it; www.fondazionezoe.it; www.artfortheworld.net
[exibart]