Categorie: venezia

fino al 21.XI.2010 | Respiro | Vicenza, Fondazione Zoé e sedi varie

di - 18 Ottobre 2010
L’idea vulgata dell’artista maudit, tutto genio, sregolatezza e
autodistruzione è, come ogni mitologia, una narrazione favolosa ed esagerata
fondata su alcuni dati effettivi. L’immagine romantica (e, ancor più, decadente)
dell’artista associato agli stati abnormi della coscienza e a pratiche che
nessun medico curante prescriverebbe non può più darsi acriticamente
nell’attualità, ma resiste (fortunatamente, forse) a un ribaltamento speculare.
Nessuno immaginerebbe, per esempio, Hermann Nitsch testimonial del veganesimo.

La Fondazione Zoé (collegata alla casa farmaceutica
milanese Zambon e centrata sulla comunicazione nell’area della salute) per
evidenti ragioni allestisce un’esposizione collettiva di artisti chiamati a
lavorare nella direzione opposta e sul tema specifico del respiro. Adelina von Fürstenberg insiste
sull’omologia del suo ruolo con quello del medico che “cura” il corpo, giocando
con le parole e riferendosi alla concezione ippocratica della medicina come
atto creativo, e allestisce un’esposizione si snoda nel tessuto urbano di
Vicenza – città, come afferma la curatrice, perfetta per creare situazioni di
conflitto data la sua impronta uniforme palladiana – in quattro sedi
corrispondenti ad altrettante sezioni.


La videoarte comincia da Sheba Chhachhi: l’artista, sempre più apprezzata
e quotata, declina il lavoro abituale sulle icone della cultura indiana nel
loop di un elefante, immerso in una vasca, che si disintegra e si ricompone
creando un effetto di enorme suggestione, correlando il ciclo vitale della
materia e il ciclo continuo della respirazione. All’opposto, l’opera dei Masbedo
sembra soffrire
di una certa confusione tra cinema (mediocre) e arte, senza trovare uno statuto
specifico.

Lo Spazio Monotono è occupato da Nikos Navridis la cui poetica – si ricordi, ad
esempio, l’installazione dedicata a Breath di Samuel Beckett, alla Biennale veneziana del
2005 – si articola attorno al respiro come gesto esplicativo dell’individuo ed
è dunque prêt-à-porter sul tema della collettiva. On life, beauty,
translations and other difficulties
riprende quattro ragazzi gonfiare palloncini mentre
ripercorrono momenti salienti della propria biografia; Difficult breaths ritrae persone che utilizzano il
respiro nella propria professione.


Nove billboard d’annata (più un’installazione di Vito
Acconci
) sono
sparsi tra la Loggia del Capitaniato e il Teatro Comunale: nel 1998 la casa
farmaceutica Zambon sponsorizzò una mostra itinerante organizzata da Art for
the world, sempre curata da Adelina von Fürstenberg, sul tema della salute
fisica e mentale. Era l’epoca in cui i grandi cartelloni pubblicitari
cominciavano a invadere le metropoli e si chiese ad alcuni artisti di grido di
realizzare billboard a soggetto libero. Si va dallo slogan di Alfredo Jaar alla naiveté pop di Robert
Rauschenberg
,
dall’eleganza minimal di Pat Steir al parto secondo Teresa Serrano.

Si ha l’impressione che le opere migliori siano quelle che
sviluppano il tema in senso metaforico e meno propagandista: le mitologie,
anche logore, hanno lunghe radici.

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La
Fondazione Zoè

Sheba Chhachhi a Milano

I Masbedo a Verbania

Rahimi
a Bologna

alessandro ronchi

mostra visitata l’8 ottobre 2010


dall’otto ottobre al 21 novembre 2010

Respiro

a cura di Adelina von Fürstenberg

Sedi varie (Fondazione Zoé, Loggia del
Capitaniato, Teatro Comunale e Spazio Monotono) – 36100 Vicenza

Orario: tutti i giorni ore 9-18

Ingresso libero

Info: tel. +39 0444325064; info@fondazionezoe.it; www.fondazionezoe.it; www.artfortheworld.net

[exibart]

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