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Fino al 22.I.2002 | I quadrati di Gino Silvestri | Padova, Galleria Fioretto

di - 2 Gennaio 2002

Lasciati, con rammarico della famiglia, gli studi tecnici di economia e commercio, Silvestri ha frequentato la Scuola Libera del Nudo diretta da Armando Pizzinato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Diplomatosi nel ’52, già nel ’50 aveva esposto ad una collettiva alla Bevilacqua La Masa, nel ’51 una sua opera era stata accettata alla Quadriennale di Roma (all’epoca la principale esposizione nazionale con la Biennale di Venezia) e, nello stesso ’52, il suo “Zuccherificio alluvionato”, ispirato dalla tragedia che aveva colpito il Polesine appena un anno prima, riceveva il primo premio-acquisto del Presidente della Repubblica al Premio Nazionale di Pittura di Terni.
Verso la fine degli anni ’50 sposa Scylla Mione e si trasferisce stabilmente a Parigi, dove stringe amicizia con numerosi artisti della vivace scena transalpina e, nel 1960, comincia ad esporre e diventa un protagonista nel campo della promozione dell’arte, coordinando 2 importanti collettive di giovani italiani, lavorando come corrispondente del periodico d’avanguardia “Avanti Europa” e fondando, nel 1970 con il pittore Orazi, il nuovo Salon “Présence Européenne”.
Dal ’72 al ’93 tiene la cattedra di Storia dell’Arazzo all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts”. Negli anni ’70 partecipa ad importanti esposizioni, dentro e fuori della Francia. Pittore, scultore e mosaicista, Silvestri è stato Presidente dell’Associazione Pittori, Scultori e Incisori Italiani di Francia dal ’76 al ’90; proprio nel ’90 Belluno gli dedica una grande antologica e l’anno seguente, a Parigi, una sua importante mostra è ospitata alla Maison de l’UNESCO.
Descrivere l’opera di Silvestri non è facile. Dal ’49 ad oggi l’artista non ha mai smesso di mettersi in discussione e la sua ricerca è stata sempre frenetica nel recepire stimoli e avida di nuove esperienze. I primi anni di attività sono caratterizzati da una figurazione rigorosa nella composizione, una pittura di paesaggio che ora esalta la plasticità dei volumi, ora si abbandona ad un lirismo memore della tradizione post-impressionista, ora infine si disgrega con accenti espressionisti.
Verso la fine degli anni ’50 la sintesi diventa marcata ed agli accenti chiaristi si alternano decise esplosioni monocromatiche secondo lo spirito tipico di un’astrazione lirica.
Gli anni ’60 sono caratterizzati da un ritorno ad una figurazione cromaticamente intensa, paesaggi quasi munchiani di forte impatto emotivo, ma anche da un’astrazione che si fa ora geometrica ora estremamente anarchica, vicina al tachisme e perfino dell’arte performativa del Gruppo Gutai.
Tra la fine degli anni ’60 e nel decennio successivo si dedicò anche alla scultura, per la verità con risultati altalenanti.
Verso la fine degli anni ‘70 la sua pittura imbocca una strada finalmente univoca: su superfici monocromatiche o dalle delicate sfumature compare un alfabeto segnico che si colloca tra Dada ed Origine. E se verso la fine degli anni ’80 le “monadi elementari” sono fagocitate in granie campiture monocromatiche di un rosso intensissimo (nel periodo in cui il rosso era divenuto vitale per l’artista, tanto da circondarsene fino a sentirsene soffocato), dagli anni ’90 il colore viene steso per essere poi cancellato e consumato: l’assenza della materia pittorica sembra imitare la prassi scultorea che libera l’immagine dal blocco grezzo, ma tale scelta nasconde anche la volontà precisa di sondare nuove strade della tecnica in piano.
Rinunciando alla tela e agli oli anche in causa di una malattia della pelle, Silvestri scopre il candore della carta. La sua arte diviene assolutamente sintetica, le superfici sono ricoperte da vernici e colle trasparenti che vengono poi raschiate, cancellate e perfino scalpellate, a sollevare piccoli tasselli che ci rivelano un’alternativa allo spazialismo di Fontana: se quest’ultimo aveva sondato ciò che sta dietro la tela, Silvestri indica una nuova dimensione attraverso la superficie, mettendone in evidenza delicate trasparenze ed impalpabili spessori.
In mostra a Padova sono proprio le carte scolpite, rigorosamente bianche, composte su lightbox per esaltare la ricerca degli effetti luminosi oppure imprigionate in una colata di plexiglas trasparente.
Silvestri ha oggi 73 anni e realizza opere raffinate e di grande impatto estetico. I costi vanno dai 1550 € ca. dei plexiglas ai 3100 € ca. dei lightbox: consigliato a chi non sa rinunciare alla bellezza.

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Alfredo Sigolo


“I quadrati di Gino Silvestri: “la pittura incomincia dove finisce il colore””
Dal 1.XII.2001 al 22.I.2002.
Padova, Galleria Fioretto, Riviera A. Mussato 89/a
Ingresso: gratuito.
Orari: dalle 16.00 alle 19.30 (il lunedì su appuntamento).
Tel: 0498758625 Fax: 049714635 E–mail:fioretto@telerete.it
Web: www.galleriafioretto.com


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