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fino al 22.XI.2003 David Korty Venezia, Il Capricorno
venezia
Torna in laguna la giovane arte americana. Nello spazio che ormai è divenuto tappa obbligata per capire le strade percorse dalla ricerca pittorica internazionale. Ma anche per svelare le strategie delle più influenti
gallerie Usa e British…
gallerie Usa e British…
La galleria il Capricorno è un caso anomalo in Italia: diretta in modo esemplare da Bruna Aickelin, si giova di un’importante rete di contatti che le consentono di ospitare in Italia i nomi più trendy del panorama internazionale. Una posizione privilegiata e dichiarata che spesso viene un po’ snobbata dalla stampa e dal pubblico, non certo da collezionisti e addetti ai lavori che guardano con attenzione e senza troppi clamori a quel che passa lì dentro.
Stavolta è il turno di David Korty, classe ’71, pittore che si sta affermando velocemente ritraendo i paesaggi dei dintorni di Los Angeles con una tecnica originale che si regge su un equilibrio delicato tra tradizione e innovazione, tra figurativo e informale, tra naturale e sintetico, perfino tra la pittura e un qualcosa di altro, che non definiremmo fotografia, ma piuttosto una superficie rarefatta, che sembra illuminarsi di colori e forme fosforescenti.
Il segreto sta in una progressiva stratificazione, che parte da tavole di recupero, tenute insieme da uno spesso strato preparatorio a sua volta supporto per una pittura che mescola acrilici, pastelli e matite, sgocciolature. A definire lentamente un’immagine in cui il segno, fitto o rarefatto, decisamente inferto o leggermente accennato, è protagonista assoluto. Una tecnica certamente fascinosa ed evocativa, che riesce a cogliere aspetti contraddittori del paesaggio californiano, dalle scene naturali, di prati e parchi urbani editati in forme quasi simboliste, alle discariche abusive, strade notturne e interni metropolitani.
La sua ricerca ha fatto pensare a Turner o Seurat, ma lo sappiamo segreto ammiratore di Peter Doig, del quale condivide certe atmosfere sature, oniriche, che descrivono momenti di lirico abbandono o di un’incombente angoscia dal sapore perfino Munchiano. Uno dei maggiori pregi dell’artista sembra essere perciò proprio la capacità di interpretazione del soggetto, che non è mai filtrato o tradotto a comporre un immaginario unitario e stereotipato, ma libero di esprimere le proprie specificità, non di rado antitetiche.
Resta solo da dire che trattasi di pittura da vedere dal vivo, per non perdere le delicate sfumature e i mille segni quasi impercettibili, le stratificazioni che dànno l’impressione di un’opera viva, colta nel suo coagularsi, che sembra disfarsi e frammentarsi a mano a mano che si procede verso di essa.
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Dal 27.IX.2003 al 22.XI.2003
Venezia, Il Capricorno, San Marco 1994
orario di visita: 11.00-13.00 e 17.00-20.00; chiuso domenica e lunedì
per informazioni: tel/fax 041 5206920
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