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Riuscite ad immaginare un luogo dove spiare Paolina Borghese che non sia un museo, una galleria o lo scrigno incantato che la custodisce dal 1898? E magari di farlo e scrutarla attraverso decine di fori puntati come binocoli sulla sua immagine? Lasciarsi cullare dalla purezza delle sue forme accentuata dalla patina di cera rosata. Abbandonarsi a sogni che solo una dea come Venere nella cui effige è scolpita Paolina può suscitare? Ecco che finalmente tutto questo è possibile. Paolina, la celebre scultura di Canova, benché sia racchiusa in una cassaforte che ne intrappola la figura come un ologramma, appare in tutta la sua bellezza. Chissà poi se vedendosi osservata da ogni angolazione come succede qui, davvero arrossirebbe (o forse più il marito Camillo?) sentendosi ancora più nuda, svestita, senza veli. Immaginate che questo luogo sia la Scuola Grande della Misericordia a Venezia, e che questa, sede di una mostra, “soppianti” anche qualunque museo tradizionale. Alla Misericordia, infatti, spazio espositivo di dimensioni imponenti, è in corso fino al 22 novembre, “Magister Canova” dove insieme ad altre “opere-immagine” giganteggia anche il gruppo scultoreo Ercole e Lica. Alle altre e in particolare a questa, a cui è stata bandita la monumentalità dell’originale, ci si può avvicinare senza limiti o girare spensieratamente attorno. Non più scultura quindi, l’opera è diventata una maxi installazione che frantuma l’immagine dell’eroe e di Lica in mille pezzi. Questa frammentazione, ancora più evidente nel celebre brano della farfalla accarezzata da Amore e Psiche, è delicatamente incastonata dentro a un’immagine che si rifrange di continuo a parete e su specchi irregolari del pavimento dove si ripercuote come sbattesse le ali. Immagini, dunque, ologrammi, o riflessi, frammenti di brani tra i più significativi canoviani, fanno parte del progetto Magister che quest’anno vede appunto Antonio Canova come protagonista. Di notevole impatto visivo ed emotivo, costituisce, rispetto al primo Magister Giotto, un altro passo avanti, ma certo è presto per dirlo se il prossimo anno, come da programma, sarà la volta di Raffaello.
Magister Canova, Scuola Grande della Misericordia
La “mostra”, è riduttivo chiamarla così, rappresenta a tutti gli effetti, un vasto progetto di arte contemporanea, un viaggio multimediale, uno spettacolo e forse è anche più giusto parlare di “film”? Dal momento che si visita con tanto di cuffie, con il filtro delle musiche di Sollima, l’affascinante voce narrante di Giannini, e che è Plessi e il suo omaggio site-specific a introdurne il percorso puntando alla mente di Canova. È qualcosa che si incontra a metà strada tra mostra, film e un sequel di istallazioni video-sonore, un non-luogo che contamina linguaggi diversi e che mette in campo espedienti visivi, sonori, emotivi tra i più disparati per rendere più coinvolgente la narrazione e la gestazione della scultura di Antonio Canova.
Tantissime le modalità adoperate a questo scopo, procedimenti che la dicono lunga sull’innovativo approccio curatoriale assunto da un po’ di tempo a questa parte, dal team di esperti (quest’anno Guderzo e Pisani con regia creativa di Saporito, AD della nota società che fa capo a Cose Belle). Perché i curatori se da un lato sono attenti alla fondatezza della ricerca storico-artistica e alle intenzioni espositive dello scultore (in realtà Canova non voleva un pubblico che girasse attorno alle statue) dall’altro risultano estremamente capaci di costringere know-how, emozioni e competenze in un gioco sottile e dinamico che strizza l’occhio a certi addentellati della nostra “società liquida”. Improntata com’è al voyeurismo, a un estetizzante narcisismo, la mostra rappresenta anche un campanello d’allarme suscitando come fa domande importanti nei confronti di una totalizzante caduta di certezze e idoli. Molti gli interrogativi inquietanti e i dubbi provocati anche dall’installazione con le luci alla maniera di Boltanski che però ci porta verso altre storie e misteri tutti italiani. Insomma, siamo lontani dal 700 neoclassicista, quell’età in cui l’unica preoccupazione per l’arte era ancora quella di “épater les bourgeois”. Qui invece si tratta di tutt’altro, con un progetto simile si punta dritti al cuore della nostra era, così come si va subito dritti al cuore di Paolina.
Anna de Fazio Siciliano
Mostra visitata il 15 giugno 2018
Dal 16 giugno al 22 novembre 2018
Magister Canova
Scuola Grande della Misericordia
Sestiere Cannaregio, 3599
Orari: da lunedì a mercoledì, venerdì e domenica: 10.30 – 18.30
Giovedì e sabato: 10.20-21.30
Info: 049. 663499