Per gli artisti in mostra, la carta da giocare in caso la vita deluda è sicuramente la risata. Soprattutto se ci si trova nel periodo del Carnevale, con una vernice in maschera in un party a doppia funzione. Oltre all’esposizione veniva, infatti, inaugurato l’ampliamento della galleria che d’ora in poi si occuperà anche di design. Tra un’opera d’arte e l’altra troviamo così tavolini luminosi, tappeti d’artista e un sontuoso letto matrimoniale su cui sostare un attimo per riposarsi dal corposo percorso espositivo.
L’artista più giovane,
Dellaclà, si autoritrae nel provocatorio atto di mostrare il dito medio dietro cui si distende un largo sorriso e un viso divertito dai colori caldi, giallognoli, quasi come in un fumetto. L’atto di protesta è tutto rivolto contro le avversità della vita a cui bisogna reagire con ironia, umorismo e irriverenza. Un’altra artista che si espone in prima persona in una sorta di autoritratto per metonimia è
Luigina Mazzocca, che si fa rappresentare dai propri vestiti ripiegati ed esposti in piccole teche. Sacralizza così gli attimi felici attraverso il simbolo dell’abito, che può presentare varie sfumature, come l’erotismo di cui sono rimasti intrisi i completi intimi dell’opera
Intimità 30.
Proiettato al futuro è invece il laborioso intervento installativo di
Roberto Marconato, che ha riempito l’intera galleria di gabbie verticali, quasi colonne, straripanti di giochi e altri richiami alla dimensione ludica e infantile. Come a intendere che la vita stessa è una grossa scatola da cui possiamo pescare numerose occasioni. Occasioni di gioia già raccolte e messe in pratica nei quadri di
Valter Caon, dove il sorriso di decine di visi accatastati in un effetto surreale esplode fino a occupare più di metà volto.
Risate reali sono quelle del video realizzato da
Corrado Baliello, che invita una serie di volontari a ridere davanti alla cinepresa. Gli unici a restare seri e composti sono a questo punto i gufi in legno di
Ugo Gazzola, così seri che non possiamo non prendere in giro loro e chi resiste ancora ad avere un’espressione ingufata.
A motteggiare qualcuno o qualcosa ci pensano poi i due lati realmente satirici della mostra. Il primo è firmato
Ennio Comin, vignettista storico del “Gazzettino”. A lui è dedicata un’intera parete con gli originali delle più acute vignette su temi di attualità del Veneto, dalla prostituzione all’inquinamento.
Ma il vero premio alla satira spetta a
Miguel Miranda Quinon, scultore peruviano che vive a Treviso da molti anni. Importante ricordare che a lui era stata commissionata la copia della famosa
Fontana delle tette, simbolo della città di Treviso. In questa mostra si occupa dei rimanenti attributi fisici, scolpendo un fondoschiena che termina in una bocca che sorride. Alla luce dei recenti sviluppi politici è stata scelta una mastella come base della scultura, che è stata dedicata a un ex Ministro…