Si svolge in tre ambienti separati e differenti questa collettiva correlata alla Biennale d’Architettura, con il proposito d’indagare attraverso il video e la fotografia i rapporti dell’uomo con lo spazio che lo circonda. Lo fa con i lavori di dodici artisti italiani appartenenti a generazioni diverse, connessi al tema in modo variegato, senza togliere però la possibilità di scorgere alcuni punti di tangenza fra le diverse opere.
Come nel caso delle fotografie di
Giorgio Barrera e di
Donatella Spaziani. Queste ultime, caratterizzate da toni scuri, appaiono un po’ sacrificate a causa della luce e dell’effetto specchio conseguente che si crea nel corridoio in cui sono esposte. I loro scatti rappresentano il rapporto tra spazio esterno e interno, che si può interpretare anche come un contrasto tra l’intimità e la dimensione pubblica. Lo stesso contrasto rintracciabile nell’installazione di
Roberto De Paolis, che si rapporta necessariamente con l’ambiente circostante, essendo posta nell’atrio esterno dell’edificio, ma che suggerisce un’introspezione nelle figure che vi compaiono. Allo stesso modo, i video di
Francesco Jodice sono composti da ampie vedute di condomini enormi alternate a dettagli di scene che si svolgono all’interno degli appartamenti. Le persone sembrano spiate dalle sue rapide sequenze, al ritmo di una base musicale elettronica.
Proprio le musiche sono quasi una costante nei video-lavori esposti e a tratti, sovrapponendosi fra loro, creano confusione, nonostante si trovino in diverse stanze. Una canzone malinconica dei Gotan Project fa da sfondo al lavoro di
Carlo Zanni, che suggerisce i temi della migrazione, dell’esilio e del controllo dei confini utilizzando la combinazione di cinema e internet – da lui stesso chiamata “data-cinema” – in
My Temporary Visiting Position From The Sunset Terrace Bar. Il collettivo
Alterazioni Video aggiunge con il commento sonoro un’impronta grottesca e ironica a
Vision of Excess. Si tratta di un’animazione digitale in 3d che ci pone di fronte allo stato delle opere pubbliche non terminate a Giarre, in Sicilia, caratterizzandola con un’inquietante estetica da film espressionista.
L’influenza reciproca tra uomo e ambiente è più marcata negli scatti di
Paola De Pietri e nei video di
Domenico Mangano,
Too Much (Country), e di
Guendalina Salini,
L’uomo che non c’è non c’è che l’uomo. Quest’ultimo è un gioco, oltre che di parole, di specchi tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, con relative modulazioni musicali e atmosfere sognanti che ricordano certe immagini dechirichiane. Gli ambienti sono invece costruiti, inventati nelle fotografie di
Paolo Ventura, rappresentanti scorci di città derivati da una personale interpretazione di un passato carico di significati.
Mentre l’uomo sparisce, almeno visivamente, nelle fotografie di
Raffaela Mariniello, che mette in risalto i luoghi per eccellenza dell’abitare, i centri storici, costretti a convivere con il kitsch-pop della cultura contemporanea.
Rossella Biscotti, infine, ci pone di fronte a un’interessante riflessione sul significato del lavoro. Il suo video,
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ne declina la consueta funzione produttiva. Per rivolgerlo invece verso una spiazzante dimensione estetica.