In una Venezia in cui i riflettori ciclicamente si accendono e si spengono sulle diverse biennali, in un’intermittenza tra arte, architettura, cinema e la miriade di eventi a esse collegati, un ruolo fondamentale giocano quegli operatori – dai musei alle gallerie private fino alle associazioni – che danno corpo al tessuto culturale veneziano, permanente e diffuso, da cui germogliano produzione culturale, ricerca e occasioni di confronto.
Sede gemella dello spazio parigino, la Galerie Alberta Pane, si è presentata alla città in concomitanza con l’apertura della 57a Biennale e attraverso la sua programmazione si è attestata fin da subito come presenza significativa nel fervente contesto veneziano. La galleria ospita ora la sua seconda mostra, “Les yeux qui louchent”, a cura di Daniele Capra, per cui sono stati selezionati tre artisti della galleria – Igor Eškinja, Fritz Panzer, João Vilhena – e due invitati dal curatore – Manuela Sedmach e Michele Spanghero. Attraverso una quindicina di opere che vanno dal disegno (a grafite e con filo metallico) alla pittura, dalla fotografia al video, la mostra riunisce cinque ricerche che partono dal dato visivo reale per poi trascenderlo servendosi di quello “strabismo della visione” suggerito dal titolo, che induce ad un’associazione quasi automatica alle teorizzazioni della transavanguardia, ma che in quest’occasione assume un significato diverso: “all’artista – scrive Daniele Capra – è richiesto l’esercizio di un volontario e necessario strabismo che gli consenta di sottrarsi, in ogni modo, ai dettami dell’ortogonalità di visione, non ortodossa” in modo che l’opera si trasformi, continua il curatore, in “scomodo elemento di tensione che rende manifeste le ragioni profonde che animano la realtà.”
Qui Igor Eškinja presenta la serie inedita Golden Fingers of Louvre, in cui, attraverso fotografie delle impronte digitali lasciati dai visitatori sulle porte a vetri del museo parigino rimescola piani di lettura e il rapporto tra museo e visitatore.
I lavori di Fritz Panzer sono dei disegni che, mediante l’impiego del filo metallico, si trasformano in sculture che tracciano spigoli e profili degli oggetti ritratti riducendo la planimetria a un unico piano visivo che spiazza la percezione dell’osservatore.
Michele Spanghero, Traslucide, 2009-2017, inkjet print on paper, traslucent glass, wood frame, 19 x 32 cm each – Ph Irene Fanizza
Le opere di Manuela Sedmach si manifestano sulla tela attraverso selezionatissime cromie, che con una pratica pittorica minimalista e intima danno vita a paesaggi che fondono aspetti realistici e elementi frutto di elaborazioni.
Con l’installazione video Translucide e una serie di fotografie a essa afferenti Michele Spanghero, partendo da riflessioni di Gilles Deleuze, indaga l’epifania dell’immagine attraverso un processo di regressione iconografica che torna alle radici della percezione visiva.
João Vilhena porta in mostra la serie inedita di disegni a grafite L’amour des corps, che condensa gli esiti della complicità visiva tra l’artista e una donna sconosciuta che per un breve periodo di tempo assume la forma di un rapporto privo di parole e prossimità fisica tra artista e modella che si svolge unicamente tra le finestre di due palazzi posti di fronte e si traduce in una riflessione sullo scollamento tra esperienza e puro dato visivo.
Una densità visiva e concettuale che in mostra si distendono in un percorso arioso dall’atmosfera minimal, la cui genesi è raccolta nel catalogo, realizzato da Multiplo Studio di Padova, che ne raccoglie lo scambio d’opinioni tra artisti curatore e gallerista in preparazione alla mostra.
“Les yeux qui louchent” sfata definitivamente il dubbio, semmai ce ne fosse stato bisogno, della filosofia dell’approdo della galleria a Venezia, non un brand che da Parigi sbarca in un’altra città fulcro del sistema del contemporaneo, ma un centro propulsore di proposte che si inserisce attivamente nel sistema cittadino, per la sua crescita e lo sviluppo delle sue potenzialità. In questo senso Alberta Pane, forte non solo della sua esperienza di gallerista internazionale, ma anche del suo lavoro alla direzione delle Guide Mayer prima di aprire la sua galleria a Parigi nel 2008, intende ora dedicarsi al rafforzamento di un tessuto di collezionismo locale attraverso incontri e percorsi aperti al pubblico per lavorare sulla consapevolezza e sull’autonomia di visione del collezionista. Con il suo arrivo in città Alberta Pane ha, inoltre, dato l’input alla realizzazione di Venice Galleries View, un nuovo progetto inaugurato a fine novembre che coinvolge nove gallerie veneziane che si occupano di ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea, unite dal riconoscimento dell’importanza di fare rete tra gallerie con visioni e intenti comuni.
Silvia Conta
mostra visitata il 30 settembre
Dal 30 settembre al 23 dicembre 2017
Igor Eškinja, Fritz Panzer, Manuela Sedmach, Michele Spanghero e João Vilhena
Les yeux qui louchent
a cura di Daniele Capra
Galerie Alberta Pane – Dorsoduro 2403/h, Calle dei Guardiani – Venezia
Orari: dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 19.00 e su appuntamento
Info: www.galeriealbertapane.com