I primi due lavori in cui ci si
imbatte mostrano uno dei molteplici significati della parola chiave: quello
dell’ironia, del gioco, come il coloratissimo Mostro di Castelvecchio – in versione ridotta e statica
rispetto al più noto macchinario – di Anna Galtarossa, dove la scultura dalle grandi
gambe è ricoperta da tutto uno svolazzare di stoffe, lana, frange e pompon;
oppure la grande fotografia di Antonio Riello, in cui una costruzione di carte
da gioco in equilibrio evoca una struttura che sta ambiguamente tra un
anfiteatro e uno stadio.
Nell’accezione più puramente
concettuale si collocano le opere di Michele Spanghero e Matteo Fato, dove silenzio e luce di neon e
lightbox illuminano un luogo nascosto e suggestivo. È però la potenza
fotografica di Andrea Galvani che riempie il salone principale del palazzo, con la prima
parte della sua trilogia L’intelligenza del Male, nella quale l’uomo e le sue colpe si stagliano
su un deserto bianco. Lo scatto condivide la stanza con i disegni a penna nera
su carta di Nicola Toffolini, in cui fauna e flora, registrati minuziosamente, fondono
un’attitudine decisamente contemporanea con la rappresentazione naturalistica
di uno scienziato d’altri tempi.
Interessante è la sezione video,
partendo dalla video-installazione di Jacopo Mazzonelli: singolare l’effetto
illusionistico che si crea tra la pagina appesa alla parete e la proiezione
sovrapposta di un identico ma instabile foglio. All’ultimo piano si ha la
sensazione di entrare in spazi privati: nel sottotetto i video di Elena
Arzuffi e Marco
Raparelli, in un
ambiente raccolto e intimo, evocano la caducità del tempo e lo scorrere
quotidiano, realizzati con una dolce e malinconica sequenza di disegni leggeri
e abbozzati nel primo caso, e a tratto più deciso e fumettistico per il
secondo, in una fantasia reale ed ironica.
La curiosità è la camera da letto,
con un armadio dalle ante spalancate all’interno del quale, tra le grucce,
vengono proiettati gli ultimi due video: in sequenza Antonio Guiotto, con l’uomo “multistrato” che
scopre di essere magro, e Andrea Bianconi, con un suo famoso Tutto/a per me, in una danza nuziale tra
ingabbiati.
Infine Alberto Scodro, con il suo filo bianco di nylon,
apre e chiude le danze mostrando la parte di pietra degli scalini che si è consumata
con l’usura, ricordandoci che la leggerezza è un concetto tanto poetico quanto
gravemente necessario.
Elena Arzuffi a Padova
Bianconi in Performance a Shangai
Anna Galtarossa presso Studio La Città
La personale di Galvani a Verona
Antonio Riello da LipanjePuntin
gloria bortolussi
mostra visitata il 3 ottobre 2010
dal primo settembre al 24
ottobre 2010
Uno sguardo senza peso
a cura di Daniele Capra e Carlo
Sala
Palazzo Piazzoni Parravicini
Via Calcada, 14 – 31029
Vittorio Veneto (TV)
Orario: venerdì e sabato ore
16-19; domenica ore 10-12 e 16-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0438553969; info@comodamente.it; www.comodamente.it
[exibart]
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