Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
13
novembre 2007
fino al 24.XI.2007 Ettore Spalletti / Vincenzo Castella Verona, Studio La Città
venezia
Doppia personale nei nuovi spazi fuori porta della galleria veneta. A confronto la scultura minimale, silenziosa e rarefatta di Spalletti con le viste di Napoli di Castella. Dove lo spazio urbano si srotola tra il Vesuvio e il mare...
Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) si dimostra scultore che riesce coniugare senza mezzi termini il verbo minimalista e concettuale, dimostrando un’intensità e una perseveranza, nella ricerca e nei risultati, che va ben al di là della semplice adesione estetica. È infatti feroce la compressione emotiva alla quale lo spettatore viene indotto, ricorrendo a un bagaglio minimo di possibilità, a una palette cromatica drammaticamente ridotta all’osso o a una volumetria essenziale. La personale in galleria raccoglie lavori realizzati nell’ultimo decennio con altri appositamente studiati per la mostra, nella quale spicca un particolare allestimento in vitro che ricorda, per l’aurea suggestiva e l’illuminazione fetale, i celeberrimi ambienti di Lucio Fontana. I lavori, siano sculture o pittura monocroma su tavola, sono improntati a una rigida austerità, evidenziata da tratti rettilinei e spigoli vivi, tali da sottolineare sempre l’istanza volumetrica e geometrica, e dall’uso di colori mai saturi. È questo il caso della serie di alabastri di piccole dimensioni (una trentina di centimetri) sui quali l’artista ha steso impasti di pigmento con piccole sfumature di bianco, o delle tavole lignee ricoperte di colore rosa a tinte rigorosamente piatte.
Spalletti sembra invece cambiare registro in Fonte, così com’è, già esposta in occasione dell’inaugurazione dello spazio in primavera, che si dimostra probabilmente l’opera più suggestiva, forse perchè meno declinata sulla dimensione minimale. In questo caso, infatti, il silenzio della scultura, un tronco di cono rovesciato di color blu, è animato dal leggerissimo gorgoglio dell’acqua che si agita sulla superficie e che fornisce una sintesi, icastica e pregnante ma anche visiva, dell’idea di fonte.
Le trame e gli intrecci delle strade e delle abitazioni, le matrici geometriche della città e dei palazzi che sfociano nel mare o sublimano nel vulcano innevato. Sono questi i soggetti dei ritratti di Napoli realizzati da Vincenzo Castella (Napoli, 1952), alcuni dei quali stampati in grandissimo formato (ben oltre i due metri).
Sono viste della città dall’alto, inevitabilmente architettoniche nel taglio analitico, anche se l’architettura urbana è solo un modo per confrontare le texture, le analogie cromatiche e visive che sottendono l’interpretazione antropologica del cambiamento e della somiglianza dei luoghi. È una forma di confronto con gli sguardi di chi vive, nasce, vive e muore in queste trame. Castella ribalta così la vista, la riparametrizza per spiegare che, come egli stesso scrive, “la città è ormai una forma di linguaggio”, inevitabilmente autonomo. Così il Vesuvio innevato può ricordare -tanto alla prima impressione quanto in ultima analisi- il Monte Fuji e i colori a bassa saturazione delle stampe fotografiche realizzate dell’autore delle (post)moderne xilografie incise al banco ottico.
Spalletti sembra invece cambiare registro in Fonte, così com’è, già esposta in occasione dell’inaugurazione dello spazio in primavera, che si dimostra probabilmente l’opera più suggestiva, forse perchè meno declinata sulla dimensione minimale. In questo caso, infatti, il silenzio della scultura, un tronco di cono rovesciato di color blu, è animato dal leggerissimo gorgoglio dell’acqua che si agita sulla superficie e che fornisce una sintesi, icastica e pregnante ma anche visiva, dell’idea di fonte.
Le trame e gli intrecci delle strade e delle abitazioni, le matrici geometriche della città e dei palazzi che sfociano nel mare o sublimano nel vulcano innevato. Sono questi i soggetti dei ritratti di Napoli realizzati da Vincenzo Castella (Napoli, 1952), alcuni dei quali stampati in grandissimo formato (ben oltre i due metri).
Sono viste della città dall’alto, inevitabilmente architettoniche nel taglio analitico, anche se l’architettura urbana è solo un modo per confrontare le texture, le analogie cromatiche e visive che sottendono l’interpretazione antropologica del cambiamento e della somiglianza dei luoghi. È una forma di confronto con gli sguardi di chi vive, nasce, vive e muore in queste trame. Castella ribalta così la vista, la riparametrizza per spiegare che, come egli stesso scrive, “la città è ormai una forma di linguaggio”, inevitabilmente autonomo. Così il Vesuvio innevato può ricordare -tanto alla prima impressione quanto in ultima analisi- il Monte Fuji e i colori a bassa saturazione delle stampe fotografiche realizzate dell’autore delle (post)moderne xilografie incise al banco ottico.
articoli correlati
Castella da Le case d’arte a Milano
Spalletti a Villa Medici a Roma
daniele capra
mostra visitata il 18 ottobre 2007
dal 6 ottobre 2007 al 31 gennaio 2008
Ettore Spalletti
a cura di Marco Meneguzzo
dal 6 ottobre al 24 novembre 2007
Vincenzo Castella
Catalogo con testi di Stefano Boeri
Studio La Città
Lungadige Galtarossa, 21 – 37133 Verona
Orario: da martedì a sabato ore 9-13 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 045597549; fax +39 045597028; lacitta@studiolacitta.it; www.studiolacitta.it
[exibart]