Chiara Dynys, artista concettuale dalla personalità complessa e creatività poliedrica, a Venezia, al Museo Correr, nella Sala delle Quattro Porte, nell’ambito dei progetti speciali del MUVE Contemporaneo, un programma di mostre, eventi e perfomance giunto alla quarta edizione, mirato a valorizzare il dialogo tra le collezioni permanenti dei Musei Civici di Venezia, ideato e promosso da Gabriella Belli (Direttore Fondazione Musei Civici di Venezia) e Mariacristina Gribaudi (Presidente Fondazione Musei Civici di Venezia), presenta una serie di fotografie inedite dedicate a temi sociali attuali e problemi emergenti con sguardo poetico e volontà di riscatto del diritto dei bambini di esistere.
La mostra intitolata “Sabra Beauty Everywhere”, a cura di Gabriella Belli, comprende 27 trittici in legno e foglia d’oro, ispirati ai polittici delle chiese, presenta le fotografie realizzate da Dynys tra il 2010 e il 2013 a Beirut, su campi profughi di Sabra e Shatila in Libano. A quarant’anni dal massacro di vittime innocenti, queste immagini riscattano dall’anonimato i bambini dall’oblio degli adulti, prigionieri di campi profughi libanesi, abitati da uomini, donne e intere famiglie senza speranza di futuro, di cui pochi si interessano. Esseri umani senza diritti, che non possiedono una casa, non abitano nessuna città, a cui hanno rubato la memoria e l’identità, e bambini dimenticati dal mondo perché la loro storia non fa più notizia. L’artista multimediale che vanta un curriculum espositivo internazionale, con questo lavoro, dopo aver vissuto nei campi profughi, percorso per giorni e giorni luoghi “senza attesa”, dove il domani è una incognita e il presente una tragedia, in punta di piedi , senza violare regole etiche, nel rispetto dell’esistenza di individui che vivono ai margini della società civile, ha scattato fotografie di una straziante e autentica bellezza.
Chiara Dynys, Sabra Beauty Everywhere, 2012 Collezione VAF Stiftung Museo Correr Venezia. Courtesy l’artista Photo Paolo Vandrasch
Questo non è un lavoro politico sulla condizione dei profughi in Medio Oriente, ma una toccante documentazione sulle modalità di cogliere l’identità, il diritto all’esistenza dei bambini , che non hanno perduto la voglia di giocare, di vivere, seppure in una condizione non normale in cui diventare adulti. Dynys con questo progetto ideato per il Museo Correr ha superato se stessa, paradossalmente , è un inno alla vita, all’amore per la grazia , poesia e sensibilità estetica del suo sguardo, capace di trasfigurare la realtà in una visione metafisica. Le sue immagini davvero toccanti, d’immediata seduzione estetica, sembrano dipinte con pittura a olio, oltrepassano il presente e si inscrivono nel tempo della storia dell’arte. L’artista, immortalando gesti e sguardi di bambini che chiedono di essere tali, coglie i loro stati d’animo , da voce a parole non ascoltate, chiudendo i loro gesti, posture , azioni e luoghi disumani in una dimensione congelata, rarefatta, di imperitura bellezza, in cui la fotografia diventa lo specchio iconico dinamico di una dimensione irreale. Il tema non è facile, c’è il rischio di scivolare in voyerismi inutili: Dynys ha utilizzato la fotografia come una pratica dello “strappo” di pelle della realtà, per elevare l’istante in un astrazione spazio temporale sublime. Nel reportage gli sguardi, le torsioni plastiche dei bambini che vivono l’anomalia della guerra, della violenza come una normalità quotidiana, nei ghetti, dove non esistono diritti, testimoniano che nonostante la follia degli uomini, essi vivono, giocano e forse sognano di diventare adulti anche nelle condizioni peggiori. L’anomalo reportage di una infanzia lacerata di Chiara Dynys, riscatta tutti i bambini che vivono nelle aree di conflitto dalla loro condizione di vittime innocenti, non solo libanesi, incastonando le immagini in trittici dorati, che dialogano con i polittici medioevali a fondo oro esposti al Museo Correr e nella Sala delle Quattro Porte, tra le più preziose di tutto il museo, con il rilievo cinquecentesco “Madonna col Bambino”, di Jacopo Sansovino. Gabriella Belli, sensibile a tematiche sociali, dopo aver ospitato al Correr le mostre dell’artista americana Jenny Holzer e l’iraniana Shirin Neshat, in linea con le precedenti esposizioni dedicate a tematiche sociali, quest’anno ha invitato l’artista italiana a dare voce con un progetto mirato, con l’obiettivo di mostrare senza descrivere le troppe ingiustizie diffuse in diverse parti del mondo. Al centro della sala, una grande installazione con teca di cristallo, attraversata dalla scritta in oro “Non c’è nulla al di fuori” tratta dal pensiero di Sant’Agostino, diviene un elemento di congiunzione tra dentro e fuori, mettendo in primo piano il diritto dell’infanzia come protagonista dell’intero progetto. Dynys dimostra una raffinata capacità di rielaborare attraverso la fotografia l’iconografia appartenete alla storia dell’arte, in cui linea, colore, composizione formale dell’immagine si iscrivono in valori pittorici e nella ricerca dell’armonia tra le singole parti che costituiscono l’opera, invitando lo spettatore a liberarsi da pregiudizi per cogliere l’essenza del concetto di innocenza , di istinto vitale iscritto negli guardi nitidamente “intagliati ” di bambini di ieri , oggi e domani, incastonati come diamanti in scrigni preziosi simili a sculture che trasudano inquietudini di una limpida e sacrale bellezza.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 9 maggio
Dal 9 maggio al 24 novembre 2019
Chiara Dynys Sabra Beauty Everywhere
Museo Correr San Marco 52, Venezia
Orari: dal 1 novembre al 31 marzo 10.30 – 17.00 – dal 1 aprile al 31 ottobre 10.00 – 19.00
Info: www.correr.visitmuve.it