Samuel Githui e Victor Mutelekesha
provengono da due differenti stati africani, entrambi flagellati dal problema
della mancanza di approvvigionamento idrico.
La loro riflessione parte dalla suggestione per l’acqua e
per la città d’acqua d’eccellenza, Venezia, che è stata per dodici mesi sede
della residenza del progetto
Art Enclosures, ideato dalla Fondazione Venezia
e realizzato in collaborazione con Polymnia Venezia e Fondazione Bevilacqua La
Masa. Alla base del progetto sta la volontĂ di sostenere e promuovere giovani
artisti emergenti provenienti da Africa, Caraibi e Isole del Pacifico, per
offrire loro la possibilitĂ di esporre e avere una pubblicazione a fine progetto.
Ciò che colpisce di questa mostra è la molteplicità dei
media utilizzati da entrambi gli artisti, che si trovano a loro agio con opere
pittoriche, installazioni e video. La presenza ossessiva dell’acqua si osserva
bene nel lavoro
Venezia di
Samuel Githui (Kenya, 1973), nel quale un letto
è sospeso all’interno di una struttura a forma di prisma e il cui scheletro è
composto di tubature metalliche,
che secondo l’artista rappresentano la spina
dorsale della cittĂ lagunare.
All’interno della scultura è proiettato il video
Bagged, che porta alla luce la vita
degli immigrati a Venezia tramite il dialogo con un esponente della comunitĂ
senegalese. Interessante la scelta di “proiezione mediata” da tre differenti
livelli di superficie: il proiettore è puntato su uno specchio, che si riflette
sulla copertura di pellicola che avvolge il letto e che, infine, viene
riprodotto sul muro. Un triplo filtro di visione, per quella che è una delle
urgenze del titolo della rassegna, ossia focalizzare l’attenzione sui migranti
e sulla loro condizione.
La tematica dell’immigrazione e della quotidianità dei
venditori di borse contraffatte ha colpito anche il secondo artista
selezionato.
Victor Mutelekesha (Zambia, 1976) propone in questo
senso l’installazione
Not There Yet. Il lavoro è composto da uno scheletro di gondola
rovesciato in un ipotetico mare, all’interno del quale sono posizionati due
schermi che riproducono i video
Kamu e
Cat and Mouse.L’idea dei due schermi affiancati vuol unire documentario
e finzione, proponendo nel primo lavoro un’intervista a due esperti d’immigrazione
e nel secondo la narrazione di un’immaginaria ma plausibile storia di un
immigrato illegale, interpretato dall’artista stesso.
Le pitture appartenenti alla
Sottoportego series di Githui propongono una sorta di
diario per immagini, piccoli scorci veloci di scene di vita quotidiana rimaste
impresse nella retina dell’artista e riprodotte con immediatezza.
Divertente e allo stesso tempo straniante il progetto
Gondola, ancora di Githui, che ha offerto
ai visitatori durante il vernissage, in una Venezia polare e coperta di neve,
un passaggio su una gondola rivista e corretta alla maniera dei veicoli
utilizzati per il trasporto pubblico a Nairobi, decorata con neon e carta
colorata.