una complessità che è resa perfettamente nell’articolato progetto veronese di Delfina Marcello, alla sua prima personale. A leggere la biografia di Delfina non sembrano tornare i conti: è nata a Venezia nel ’66 ma da quasi 20 anni vive soprattutto tra Londra e New York; ha un curriculum professionale di rilievo che la vede co-curatrice al Victor Musgrave Outsider Art Archive di Londra, eppure qui si presenta nella veste di artista; è regista e camera-woman, ha alle spalle una consistente produzione cinematografica, video e di animazione, cosa che le ha valso la reputazione di regista di film erotici, ma qui porta ben più dei suoi video, si esibisce come attrice in una performance tutt’altro che semplice ed espone foto e dipinti. Bello… in fondo cosa c’è di più legittimo che un animo creativo si senta libero di operare senza lacci di sorta, nella più ampia accezione dell’idea di sperimentazione?
Ecco allora che lo spazio veronese diventa per una volta da galleria d’arte a galleria dei ricordi, popolandosi di foto invecchiate di personaggi e ritratti a tempera su tavola: sono figure familiari all’artista, a noi sconosciute, che pure appartengono ad un immaginario collettivo. Sono la madre, il fratello, il cane, riproposti ossessivamente, secondo un’iterazione quasi rituale. Nei suoi due video il legame fisico e l’attaccamento maniacale agli oggetti della quotidianità più intima viene amplificato con l’attenzione particolare per le reazioni dell’epidermide al caldo e al tatto, per gli sguardi, per gli indumenti ed il cibo. Il protagonista solitario di uno dei video itera all’infinito il rito del pasto, riordinando i piatti svuotati lungo un corridoio. Fanno da commento i pensieri dell’uomo, i suoi gesti cadenzati, la sua angosciosa ricerca di soluzione ad un’assenza. La performance di Delfina si svolge con i tempi del rito: candida vestale asporta chirurgicamente ciuffi di lana dalla maglia che indossa, riponendoli in piatti di ceramica bianca interamente ricoperti da scritte che richiamano all’affettività familiare. I suoi passi misurano lo spazio fino alla prima di una lunga serie di gavette deposte sul pavimento; si accovaccia e richiude ermeticamente la lana nel contenitore; poi, con alcool e bambagia, cancella le scritte dal piatto, riponendolo pulito ed asciutto sopra la gavetta. La cerimonia viene riproposta numerose volte, per un tempo che pare divenire eternità.
Per Delfina Marcello fertilità e morbidenza attengono strettamente alla sfera affettiva diventano una sorta di infezione positiva, elemento destabilizzante che mette in scacco ogni autocontrollo ed ogni equilibrio psicofisico. L’uomo è disarmato di fronte all’amore, per il quale gioca un ruolo importante la memoria, identificata da Delfina in una sorta di agente morbido attivo che tende a mimetizzarsi negli oggetti di uso quotidiano, nella riproposizione di situazioni vissute. Il gesto del dono, della genuflessione, del cedere una parte di sé, acquistano un valore sacrale, di sacrificio; la mortificazione del corpo intesa come consapevole sottomissione, addomesticamento. Delfina ha affrontato con coraggio la teoria del “pensiero debole” del filosofo Vattimo: l’indebolimento progressivo del pensiero occidentale determinato dalla crisi dei valori assoluti che ha inaugurato la postmodernità trova la sua via di uscita nel riscatto della diversità ontologica che rimette in gioco l’essere nella sua individualità, antidoto che permette di sfuggire alla trappola di qualsivoglia forma di assolutizzazione. Il passo è importante perché qui si pone sul tavolo una questione di fondamentale importanza: il superamento della postmodernità.
articoli correlati
Ottonella Mocellin al P.S.1
Forum correlati:
Il forum di Exibart sulla giovane arte
Alfredo Sigolo
Sono protagoniste nella retrospettiva dedicata a uno dei membri più noti del Nouveau Réalisme: le "macchine inutili" di Tinguely riempiono…
Una favola che parla di drammi intimi e ricorre agli stereotipi del melodramma, ma rimane agile, nonostante tutto. La recensione…
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
Finalisti, entrambi, di exibart Prize N 4, Valentina Gelain e Bekim Hasaj presentano in Finlandia The Shell Cracked, un ciclo…
Negli spazi di Mare Karina è in corso la prima personale di Beatrice Favaretto. Il progetto Multiple Maniacs è un…
65 gallerie da 15 Paesi e la conferma di un mercato internazionale sempre più interessato alla ceramica moderna. Ecco che…