Rumore di passi, il brusio di una giornata all’aperto sotto il sole. Le nuvole sono alte nel cielo, ma il paesaggio non è bucolico e non si sente nemmeno l’aria tra i capelli. Scomposta e aperta davanti al visitatore compare infatti un’installazione composta da vari aggeggi elettronici (lettore cd, altoparlante, schermo lcd portatile) che ricostruisce il flusso audio-visivo di una camminata, probabilmente quella che ci è capitato di fare anche se non ne ricordiamo distintamente i dettagli.
Sotto i nostri occhi, esposti alla curiosità compaiono infatti le macchine della finzione, senza alcuna volontà di mascherarne l’esistenza; anzi, dichiarano anticipatamente che quella sensazione è frutto del silenzioso bisbiglio di lettori ottici, fili, trasformatori, schermi e quant’altro. A noi non resta che il compito di ricomporre ciò che, con l’aiuto della tecnologia, gli artisti hanno chirurgicamente sezionato.
Lavorano molto frequentemente sul concetto di smembramento/ricomposizione di suono e video i veneziani
Interno3 (
Laura Riolfatto e
Manuel Frara), che presentano in galleria una decina di opere caratterizzate dalla forte presenza di apparati elettronici, che sono al contempo il concreto supporto tecnologico necessario all’esistenza dell’opera ma anche elementi di disturbo, capaci di creare il rumore necessario affinché il messaggio risulti deviato, scorretto, erroneo.
Ecco così la presenza di distonie temporali -come capita nelle nuvole che si muovono nel cielo blu di
Blow Backs– con sequenze in loop o che alternano sviluppi cronologici in avanti e indietro, imprigionando nell’aporia ogni possibile esito narrativo. Nel contempo, però, vi è anche un forte interesse per la natura materiale degli oggetti che costituiscono fisicamente l’opera, siano essi visibili e rivelati (come
Waiting for the sun, che accoglie il visitatore) o raccolti in inquietanti armadi neri dal design retrò (come è il caso di
Beautiful Day o di
Chetahàd), una sorta di essenziale black box scura con ruote e maniglia metallica che ispira un’aria di diffidenza, poiché si relaziona con il pubblico solo attraverso l’interfaccia grafica dello schermo lcd, di uno speaker e del cavo dell’alimentazione che li unisce alla rete elettrica.
La sala successiva ospita l’interessante installazione, a più voci ma con gli stessi elementi concettuali di fondo e i medesimi apparati, di quattro lettori dvd nei quali è possibile vedere una sveglia o una macchina da scrivere o un pc portatile che, inaspettatamente, commettono degli errori, non eseguono cioè le funzioni per cui sono stati pensati e creati. Si oppongono, in buona sostanza, al buon senso e in ultima istanza alle certezze della meccanica e dell’elettronica, mettendo in ridicolo il valore di quei dispositivi a cui affidiamo molta parte della nostra vita quotidiana.
Per un meccanismo di contagio tra alta tecnologia e low-tech, i display visualizzano quelle immagini in toni di grigio a 8 bit. Ma qui l’errore è prevedibile, e mai così ricercato.