Spesso, a parlar di mostre
collettive, si usa l’espressione
confronto, a indicare, talvolta con un po’ di pesantezza e
con una certa banalitĂ , un implicito paragone fra i lavori presentati dagli
artisti. Accumunate da fattori talvolta territoriali, altre volte anagrafici o
da temi prescelti, le opere sono poste in rapporto l’una con l’altra e si
propongono a un inevitabile confronto, per l’appunto. Si è certamente d’accordo
sul pensare che questo sia stimolante, naturale e creativo, ma si può anche
dire che non è sempre indispensabile.
L’eterogeneità dei sei artisti
presenti a Vittorio Veneto permette un approccio decisamente alleggerito
rispetto al paragone. Diversi per nazionalitĂ , etĂ ed esperienza artistica, i
protagonisti di
Limite alla Rovescia si incontrano nelle sale di Palazzo Minucci per
esprimersi sull’ampio e dibattuto concetto di
limite e del suo superamento.
GiĂ posto come soggetto interprete
del fortunato festival di cultura contemporanea
ComodaMente, di cui la mostra è una tappa
parallela, il tema del limite si apre a svariate definizioni, adattandosi, di
volta in volta, a conclusioni, pensieri e riflessioni diversi.
Il limite è, per esempio, quello
del materiale nel lavoro di
Chris Gilmour. Lo spettatore rimane confuso e poi divertito
quando, passando tra le originali collezioni di cineserie del palazzo, incontra
un busto di fattura ottocentesca e si accorge, se fortunato e particolarmente
attento, di essere di fronte a una scultura di semplicissima cartapesta,
completamente mimetizzata nel contesto dell’arredo.
Anche le fotografie di
Sergio
Scabar giocano
sull’attenzione del pubblico e, ponendo come limite quella della vista,
presentano immagini immerse nel buio di profondi grigi, dove i toni si
distribuiscono lentamente per comporre figure visibili e riconoscibili soltanto
a un occhio paziente. Un lavoro simile, in quanto curato nel dettaglio e dunque
esigente di particolare osservazione, è l’opera di
Serse: vortici di grafite costruiti
attraverso la perfezione della tecnica e la lentezza della realizzazione che,
anche in questo caso, richiedono a chi li guarda un momento in piĂą per
osservare e vedere.
Interessante la proposta di
Giancarlo
Dell’Antonia, che
si interroga sull’estrema dinamicità del paesaggio urbano moderno. Le candide
piastrelle dell’antica stanza da bagno esaltano la luminosità del video
Mentre
cammino si spostano i luoghi, mirata e intuitiva riflessione sull’inutilità e il
narcisismo dei congressi d’architettura rispetto al continuo e inesorabile
cambiamento delle cittĂ : fotogrammi diversi della stessa struttura edilizia si
sovrappongono sullo sfondo di un groviglio incomprensibile di voci di relatori
e professori.
Quello del limite è pretesto molto
denso da cui derivano indagini che, nel caso di Vittorio Veneto, risultano
stimolanti e coerenti: le singolari proposte si intrecciano generando spunti
molto diversi tra loro. Ed emerge la dichiarata volontĂ di evidenziare la
lentezza come valore indispensabile dell’arte.