In linea con quella che è sempre stata la sua cifra stilistica, sono all’insegna dell’ironia le ultime opere di Alvise Bittente (Venezia, 1973), esposte per un vero e proprio tributo che la Fondazione Bevilacqua fa ad uno dei suoi più interessanti e controversi corsisti. Ma è un’ironia che, declinata con la consueta leggerezza, ha per la prima volta un vero e proprio obiettivo, dichiarato sin dal titolo della mostra. Non c’è quindi solo il piacere di prendere per il naso, c’è anche la volontà di dire, e dire male. Di criticare. E l’obiettivo è evidente: è la marea pop che imperversa in mondo, l’estetica del funny che ammicca ovunque e che ci coccola come bambini tra le braccia di mamma. È anche l’estetica del pop che imperversa nell’arte contemporanea, in un cascame di declinazioni spesso troppo somiglianti…
Ma come avviene lo scoppio dello spop corn fuori dalla padella? Bittente olia la sua classica padella con l’ironia che gli appartiene e poi accende il fuoco. Rosolano così nell’unto Topolino, Batman, manga e tutti gli altri: i tanti ritagli di fumetti incollati su fogli A4 nelle tavole si fanno pretesto, diventano parodia di se stessi, celebrazione in piccola forma della propria vacuità. Sopra o fianco a loro i segni che Bittente fa con la china, talvolta disegni, talaltra sgocciolature: indicano che la cottura è ormai terminata, non può che accadere lo scoppio e la fine del divertimento. Come scrive Stefano Coletto “il disegno diventa l’arma sarcastica che svela la vanità di un mondo in cui governano il marketing e l’industria dell’intrattenimento”. E proprio al tonico e prestante marketing egli oppone la burla, la presa per i fondelli, il dileggio di oggetti rappresentati che non servono a nulla.
I temperini infatti non servono a fare la punta alle matite, ma giacciono senza senso Nel mezzo del caminetto di nostra vita (il caminetto è quello antico di Palazzetto Tito), le brioscine di Maria Antonietta non sfamano il popolo infame che fame, le penne e matite disegnate sulle risme di fogli a quadretti rimangono solo dei disdegnati oggetti da disegno per i compiti per casa (che ricordano molto Francesco Impellizzeri nell’utilizzo del supporto).
E se questo processo porta all’esplosione del foglio nella serie Mr. Acme the bing bang… com’è bello alla mano saltar in aria di sua stessa mina, che raffigura una mano che accende un petardo tra le bruciature della carta e rivoli di sangue, è –in forma metalinguistica– anche la rappresentazione a saltare per aria: perdono così senso l’uso della sequenze (propria del fumetto) con cui sono allestite le immagini e la stessa forma narrativa. Ecco quindi ripiegarsi dell’artista nell’Autoretratto.
Complessivamente la mostra segna un’evoluzione nel lavoro di Bittente che, meriterebbe maggiore attenzione sulla scena nazionale per la compiutezza artistica, le sua freschezza, la peculiare ironia, il suo colto e raffinato onanismo linguistico.
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che ancora una volta tutto succede nella casa di tutti amici, che tutti si conoscono, che di tutti loro compresi gl'altri, che tutti si sparlano, che ci si vede con tutti? Ma perchè lo spazio è sempre loro di quelli, che si sentono dentro il girdino della professionalità, che non sanno nient'altro che parlare di loro, che organizzano una cosa, dove si fanno degli eventi che non fanno niente altro che fare nomi e cognomi...come nelle cronache dei quotidiani